Frittata con gli asparagi selvatici
Nuova ricetta suggerita dal nostro appassionato cuoco Pierre Ley che ha anche pubblicato un ebook che porta lo stesso nome di questa rubrica
Nuova ricetta suggerita dal nostro appassionato cuoco Pierre Ley che ha anche pubblicato un ebook che porta lo stesso nome di questa rubrica e che ha appena pubblicato un ebook di interessanti e curiose ricette:
Poco praticata, più per la scarsa conoscenza della tradizione e delle erbe di stagione che per la difficoltà invero assente, questa frittata antica e campagnola soddisfa, appaga e rallegra stomaci e cuori.
In questi giorni di alternanza tra pioggia e sole la natura delle nostre Prealpi è in pieno risveglio, regalando all’attento passeggiatore piccoli tesori di nostrana gastronomia. Tra questi gli asparagi selvatici, piccoli, sottili, dal verde intenso e dal sapore più amarognolo ma tanto più gustoso di quelli coltivati. Una campestre felicità da consumarsi in tutta semplicità, con due uova, magari recuperate dal pollaio, proprio o del vicino.
Potrebbe essere l’ultima moda tra le tendenze alimentari che ci provengono da oltreoceano, con nomi ammalianti come “freegan”, ovvero consumare solo cibi “recuperati” gratuitamente, o “foraging”, cioè procurasi il cibo raccogliendo ciò che la natura offre. Forse meglio considerarlo semplice, solido buonsenso delle generazioni che ci hanno preceduto e che il “foraging” lo praticavano per necessità, senza pertanto rinunciare a sottili sfumature culinarie.
La “fritàda cun la spargina”, da non confondersi con “l’asparagina” che è invece il luppolo selvatico, altresì chiamato “luertìs”, dei nostri primi ricordi gastronomici, è in verità una pietanza raffinata e delicata, degna di rivaleggiare con la titolata cugina francese “omelettes aux fines herbes”.
Procuratisi degli asparagi selvatici, “foraggiando” nei boschi o acquistandoli dalla bancarella di qualche mercato, se ne elimina la parte legnosa del gambo sottilissimo e si separano le punte dalla parte verde. Si trita quest’ultima grossolanamente e la si mette a soffriggere in olio e burro. Appena si ammorbidisce si uniscono le uova approntate a frittata, cioé sbattute-ma-non- troppo con un goccio di latte, una spolverata di parmigiano, sale e pepe. Si distribuisce per bene il composto, e quando comincia a rapprendere si dispongono in superficie le delicate punte. La si finisce vuoi coprendola col coperchio vuoi sotto il grill in forno, e quand’anche la superficie sia cotta si porta in tavola senza indugi. Ad attenderla un vino, rosso o bianco, senza pretese e di buona beva, miglior compagno di questi semplici, campestri piaceri.
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