Malpensa potrebbe portare 30mila posti di lavoro diretti entro il 2030

Secondo uno studio Liuc già oggi le ricadute complessive sono stimate in 13 miliardi di euro, l’1,9% del valore dell’occupazione della Lombardia, e 80mila posti di lavoro attivati

Siamo abituati a pensare all’aeroporto di Malpensa come ad un’infrastruttura deputata a svolgere unicamente il ruolo che le è proprio: muovere merci e persone in arrivo o in partenza dalla nostra provincia.

Ma allargare lo sguardo alle sue ricadute dirette e indirette, come sanno bene le istituzioni e i lavoratori coinvolti nella filiera, significa stravolgere completamente l’idea che ne avevamo e comprendere a fondo quanto enorme sia il bacino economico e di energie messo in moto dallo scalo della Brughiera.

L’operazione non è semplice, soprattutto per i non addetti ai lavori, ma lo studio commissionato da Sea, la società di gestione dell’aeroporto, al Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Territorio dell’università Liuc, fotografa con estrema chiarezza le dimensioni economiche ed occupazionali scatenate nella provincia di Varese e in tutta la Lombardia.

Si parte dalle conseguenze in termini di valore della produzione in diretta connessione con l’aeroporto, stimate in poco più di tre miliardi di euro e 16.700 posti di lavoro, fino ad arrivare al totale di effetti diretti, indiretti, dell’indotto e di tutte le variabili che comprendono anche l’attrazione degli investimenti e del turismo da 13 miliardi di euro, l’1,9% del valore dell’occupazione della Lombardia, e 80mila posti di lavoro attivati.

Sono numeri enormi, soprattutto se consideriamo l’impoverimento che anche il territorio della provincia di Varese ha subito di fronte alla crisi economica e ad alcune variabili di cambiamento preoccupanti come il recente spostamento di Whirlpool dalla sede di Comerio.

L’impatto stimato dallo studio della Liuc, guidato dal professore Massimiliano Serati, conferma che l’aeroporto di Malpensa sia il più grande complesso produttivo concentrato della Lombardia. Senza allargare lo sguardo al totale delle ricadute economiche lo studio propone una parte analitica molto dettagliata sull’impatto diretto, indiretto e dell’indotto dell’aeroporto che in termini di occupazione significa 24mila persone occupate, delle quali 2228 direttamente impiegate nella filiera di Sea, e 5,6 miliardi di euro.

L’occupazione diretta, ovvero i dipendenti stretti di Sea, sono poco più di 1500, dei quali il 71% sono lombardi e, più nel dettaglio, il 44% della provincia di Varese e il 16% dei comuni facenti parte del CUV. Scendendo ancora di più in questa analisi lo studio mostra come il 4,5% della popolazione dei comuni del CUV trovi occupazione proprio in Sea.

Anche l’analisi dei flussi turistici presenta dati più che incoraggianti calcolando una ricaduta del valore della produzione attivato in Lombardia dall’incoming turistico di Malpensa superiore ai 4 miliardi di euro e 4mila unità occupazionali. Dato sul quale, tuttavia, si riflette molto l’aumento delle compagnie low cost, che portano minori ricadute.

La parte più interessante riguarda tuttavia le previsione di sviluppo aeroportuale e le ricadute previste in termini occupazionali. La tendenza calcolata a breve termine arriverà al 2020 con ricadute occupazionali per quasi 30mila posti di lavoro e una crescita che a livello prudenziale vede nel 2030 28mila occupati che potranno arrivare fino a 31400 posti di lavoro.

Un trend che ha fatto subito alzare le antenne ai sindaci del territorio, molti quelli presenti durante la presentazione dei dati al terminal 1 dell’aeroporto, che chiedono fin da subito una collaborazione tra tutti i soggetti in campo per capire come formare al meglio i cittadini del territorio e cogliere il più possibile ognuno dei potenziali posti di lavoro che si creeranno.

I numeri sono molto interessanti, ha spiegato il presidente di Sea Pietro Modiano. «Ci dicono innanzitutto quanto il lavoro di Sea a Malpensa attivi ricchezza e posti di lavoro in un perimetro che va molto al di la di quello dell’aeroporto con una leva di investimenti incredibile, segno che questa infrastruttura è importantissima per il territorio. Inoltre, soprattutto dopo il 2015 che è stato un anno di svolta per Malpensa, sono fondamentali le prospettive di crescita che ci dicono quanto potenziale ancora ci sia. Sarà una crescita graduale che andrà programmata attentamente».

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Aprile 2016
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