Quando l’affido bussa alla porta

Si è concluso il ciclo di incontri Ali e radici, dedicato ai temi dell’accoglienza e dell’affido familiare: la testimonianza di chi ha partecipato

bambini generiche

Un paio di ali per volare, ma anche radici per mantenersi saldi, per ricordare che una casa alla quale far ritorno c’è. Ali e radici è, infatti, il nome scelto per il ciclo di incontri dedicati al tema dell’affido familiare che si è concluso martedì 26 aprile, organizzato dalle realtà sociali La casa davanti al sole, L’Aquilone, L’Albero Casa e La Rugiada, e dai comuni dell’area distrettuale di Tradate. L’iniziativa, avviata a febbraio con un cineforum presso il cinema Paolo Grassi, è proseguita con momenti di confronto e riflessione al Circolone di Venegono Inferiore ai quali ho partecipato personalmente insieme a mio marito Giorgio.

Fin da subito abbiamo apprezzato l’iniziativa, perché la conoscenza arricchisce e apre porte nuove e inaspettate, quindi ci siamo detti: “Perché no?”. E poi, in fondo, sapevamo davvero cosa fosse l’affido? Era per noi uno di quei progetti di cui si sente parlare, certamente interessanti e al quale approcciarci (forse, un giorno), che rimaneva confinato in una sorta di universo parallelo e piuttosto sconosciuto. Finché il volantino di Ali e radici non si è presentato all’improvviso come un messaggio prezioso tra le nostre mani, catapultandoci veramente nell’argomento.

Abbiamo così scoperto l’esistenza dell’affido partecipato, col quale si cerca di mettere insieme le esigenze della famiglia affidante e affidataria, affinché il bambino, protagonista assoluto del progetto, viva un momento così delicato nel miglior modo possibile. E affinché le due famiglie coinvolte non siano mai sole, ma accompagnate nel fare assieme questo pezzo di strada. Anche chi è single può rendersi disponibile all’affido, perché la famiglia è fatta di cura prima di tutto, indipendentemente dal numero dei suoi componenti. Per chi non ha la possibilità di mettere a disposizione uno spazio a tempo pieno, inoltre, c’è la formula dell’affido leggero, che permette di accogliere in casa un bambino o un ragazzo in momenti concordati.

Durante il percorso ci siamo interfacciati con operatori seri e competenti e con chi, come noi, ha voluto saperne di più. Ma abbiamo incontrato anche chi ha già accolto un nuovo figlio, con la sua storia e il suo bagaglio di speranze e fatiche e chi, invece, ha avuto il coraggio di ammettere le proprie fragilità accettando di dividere la propria famiglia per poterla ritrovare più unita e talvolta (perché no) allargata. In fondo, a pensarci bene, nessuna famiglia è perfetta e alcune vengono messe alla prova più di altre, ma un luogo di scambio e di cura si può creare per costruire un porto sicuro, fatto di affetti e gesti di amore e di giustizia sociale.

Ecco perché la fine degli incontri sull’affido oggi rappresenta per me e Giorgio un nuovo inizio, un percorso per accogliere e dal quale, allo stesso tempo, ci sentiamo accolti.

 

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Pubblicato il 29 Aprile 2016
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