Sant’Edoardo, il quartiere senza piazza e tanti punti di aggregazione

Il quartiere ospita molte attività, un oratorio molto frequentato, il centro anziani e diverse strutture sportive

sant'edoardo

Nella giornata di lunedì 11 aprile, siamo stati a Sant’Edoardo, il quartiere “senza piazza” , con tanti problemi di viabilità ma anche con molti luoghi d’incontro.

Dalla Colonia Elioterapica, che ospita dal gennaio scorso la nuova palestra della società sportiva pugilistica Master Boxe (leggi qui per saperne di più), al palazzetto dello sport PalaYamamay- Maria Piantanida, che ospita gli incontri della Unendo Yamamay Busto Arsizio, al PalaFerrini che ospita spesso eventi sportivi in città.

Ci sono negozi “made in Italy” come L’angolo della Calzatura, gestito da Fabrizio, bustocco “acquisito” perché a Busto “lavora e basta”. Proprio per questo preferisce non sbilanciarsi troppo sui problemi che può riscontrare un commerciante : “Io abito a Parabiago, gestisco il negozio e fortunatamente ho molto lavoro. – ci dice – Ce ne sarebbero di cose da elencare che non vanno bene, non solo in questa città….”.

A pochi passi, in via Milazzo, c’è uno dei locali più amati dai residenti del quartiere, anche per la simpatia di Michela Zanetti, proprietaria del “Kitchen&Coffee”. “Ho iniziato questa avventura nel lontano gennaio 2006, in piena crisi economica- ci racconta Michela – il quartiere rispose benissimo fin da subito e dopo sei anni sono riuscita a sopravvivere creandomi clienti abituali, dalle famiglie ai giovani”. Uno dei punti di forza del locale è la birra alla spina (soprattutto la Leffe) difficile da trovare nei locali diurni, e alcune di origine belga che però è possibile sorseggiare solo durante il periodo natalizio.

I clienti affezionati hanno addirittura creato una pagina Facebook e anche un gruppo Whatsapp per organizzarsi e tenersi sempre in contatto sulle iniziative del bar. Infatti, il locale organizza spesso aperitivi a tema: “Abbiamo organizzato aperitivi in stile hawaiano e anni 70’ – dice Michela- ricordo ancora quando in occasione di quello anni 70’ la gente camminava per strada e in molti ci guardavano straniti”. Se Michela potesse chiedere qualcosa, a nome di tutti i commercianti, al futuro sindaco di Busto Arsizio chiederebbe “meno tasse e più ordinate, con tempistiche di risposta più brevi, visto che per mettere due tavolini all’aperto bisogna aspettare due mesi”.

Oltre a questi si trovano anche la storica edicola Tagliabue, Banche, la sede delle Poste e i tanti bar che popolano il quartiere, alcuni gestiti da cinesi.

È il caso del Bar Pirandello, di Roberto Gao e sua moglie Lucia Hu: “Siamo in Italia da 11 anni, abbiamo aperto qui perché vendevano e ci troviamo bene nel quartiere, abbiamo i nostri clienti abituali”.

I LUOGHI D’INCONTRO- Sant’Edoardo, come abbiamo già detto, non ha una piazza. Manca quindi di un “centro” vero e proprio? Assolutamente no. Vicino alla parrocchia ci sono due importanti centri di aggregazione: l’oratorio con l’Unione Sportiva Ardor e il Cinema Teatro San Giovanni Bosco e il Centro Sociale Serenità che ospita il Centro Terza Età del quartiere.

L’ oratorio San Giovanni Bosco, in via Bergamo, può considerarsi luogo d’incontro per i giovani, soprattutto da quando c’è Don Stefano Borri, che ha avvicinato moltissimi ragazzi grazie alle tante iniziative proposte: incontri sul tema della legalità nell’Aula Magna dell’oratorio , il doposcuola per i ragazzi gestito da volontari (come Alessandra Recla), una scuola di italiano per gli stranieri e tanta collaborazione con l’Unione Sportiva Ardor.

Sul campo in erba dell’U.S Ardor si allenano oggi i “Pulcini” che sono bambini tra gli 8 e i 10 anni e i “Piccoli Amici” che hanno invece dai 5 ai 7 anni. Anche se l’associazione è di proprietà della parrocchia, un membro del consiglio dell’U.S Ardor, che incontriamo nel bar dell’associazione, gestito dal volontario Carlo Rimoldi, ironizza su una richiesta che vorrebbe fare al futuro sindaco: “Vorremmo un campo sintetico”

In via Alfieri, a pochi metri dalla chiesa, troviamo invece il CTE che, ad oggi, riunisce solo una ventina di anziani (quasi tutte donne), ma che in passato coinvolgeva molte più persone. Ogni lunedì e giovedì, dalle 15.00 alle 17.30, gli anziani, in compagnia delle volontarie Maria Pisoni e Lina Zampi, giocano a tombola e mangiano biscotti per cercare di non abbandonarsi alla routine e alla solitudine. Tra gli ultimi uomini rimasti al CTE, c’è anche Rimo Resmini, fondatore del centro nel lontano 1987, quando la sede era ancora in via Milazzo, prima di spostarsi in via Asti e infine in via Alfieri da circa due anni. Il signor Resmini ricorda con un velo di nostalgia “i bei tempi” in cui a Busto Arsizio c’era Angelo Borri come sindaco: “Ricordo che Borri ci dava i biglietti per il Teatro La Scala a prezzi modici per permetterci di andare”.IMG_0915-1024x768

Oggi il centro è quasi in via d’estinzione, ma per quelli che ancora ci sono è come una seconda casa, di cui non vogliono fare a meno. Pensate che quando abbiamo chiesto loro di fare una foto, una signora si è avvicinata dicendo “Io sono qui per giocare, non mi piace perdere tempo con queste cose” (è stato come disturbare la sua quiete e il suo importante momento di svago). Unico rammarico è che una volta le iniziative erano molte di più e si facevano anche gite, ma oggi, visto il basso numero, non vengono più organizzate. Se le volontarie potessero chiedere un aiuto da parte dell’amministrazione chiederebbero “un servizio navetta per coloro che vogliono partecipare agli incontri, visto che le fermate dell’autobus non sono vicinissime per loro”.

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Pubblicato il 12 Aprile 2016
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