Scola al Salone: “La città ha bisogno di unità e lavoro comune”

Così il cardinale sull'immigrazione: "Il fenomeno si aggraverà, non ci sono muri che tengono" 

Il cardinale Scola all'ospedale di Tradate

Oggi, domenica 17 aprile l’Arcivescovo di Milano il cardinale Angelo Scola ha celebrato la Messa nell’Auditorium di Rho Fiera nell’ambito del Salone del Mobile.

Nell’omelia il cardinale Scola ha mostrato la positività di questa iniziativa “che giustamente volete come ricerca del bello e di innovazione, perché l’arte del legno si sviluppi e sia generatrice di nuovi rapporti, di una società più umana e di amicizia civica. È positivo leggere lo spazio che date ai giovani e il peso che hanno alcune eventi, il “Fuorisalone”, che promuovete in connessione con questo appuntamento visitato da così tanti stranieri.

L’invito è a proseguire su questa strada, a concepire tutto ciò sentendovi attori, quali siete, della nuova Milano metropoli, che è tale, non solo per quantità o per decisione legislativa, ma per capacità sostanziale di convogliare energie di uomini e di donne, storie e relazioni.

È importante che la vostra realtà prosegua a occuparsi del futuro dei giovani e trovando le forme espressive più adeguate di un lavoro all’altezza dei nuovi tempi.

Manifestazioni come queste, se sono capaci concepirsi nella totalità dei fattori che creano una città – una polis veramente civica –, potranno dare il loro contributo nell’affronto dei tanti problemi che ci toccano».

Un contributo anche a risolvere anche il problema «dell’immigrazione che anche qui a Milano nei prossimi mesi si aggraverà e a cui sarà bene prepararsi: ogni soggetto lo faccia al proprio livello. E il gesto emblematico del Santo Padre di ieri della visita ai profughi di Lesbo deve essere un richiamo continuo.
Non ci sono muri che tengono di fronte al processo dell’immigrazione che non si può impedire, ma al massimo orientare. Vi chiedo, di fronte alla bellezza e alla serietà del vostro lavoro, di assumervi tutto il ruolo che vi compete. Che sappia interferire, in termini adeguati e nel rispetto di tutti, con l’azione civica e con le Istituzioni politiche perché, mediante il gioco democratico, si possa costruire la Milano del futuro che sarà necessariamente meticcia.

Il problema del nostro tempo è la frammentazione che non valorizza l’unità e non tiene conto delle potenzialità: unità che, invece, è la sola che costruisce società buona. Milano ha bisogno di unità e lavoro comune».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Aprile 2016
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