“I miei amici mi hanno strappato alla morte”

Un infarto ha colpito Dario al termine della salita in bici fino Marzio. Gli amici lo hanno strappato a morte certa grazie alla forza della disperazione e a un sistema di soccorso perfetto

Il ciclista strappato alla morte grazie agli amici e agli operatori del 118

Erano arrivati a Marzio. Avevano percorso cinquanta chilometri in bicicletta lungo le strade e i boschi del Pianbello. La salita impegnativa, quello strappo che tante volte avevano affrontato nella loro ultraventennale passione per la due ruote.

Quel giorno, però, quel sabato di marzo, qualcosa è andato storto. Dario ( al centro delle foto) si è seduto, la bici accanto: « Non mi sento bene» dice.

« Deve essere qualcosa al tubo digerente». Accanto i due amici di una vita Ivo e Gianrico che lo guardano un po’ spaventati. All’improvviso Dario si accascia, è cianotico, non risponde più: « Abbiamo telefonato al 112 disperati. Dario se ne stava andando…».

Il ricordo drammatico di quei momenti rivive nel racconto dei protagonisti: « Ero terrorizzato – commenta Gianrico – Piangevo, Dario mi stava scappando via. Poi quella voce, dall’altra parte del cellulare, mi ha aiutato a intervenire. Mi sono visti davanti i volti della madre, del padre della figlia di Dario e mi sono fatto forza: dovevo fare qualcosa. Mi è tornato in mente quel corso che avevo fatto per lavoro: non mi era mai servito… fino a quel momento».

Il ciclista strappato alla morte grazie agli amici e agli operatori del 118

Dall’altra parte del telefono, nella sala operativa del 118 l’infermiere Giuliano comincia a dare le istruzioni: « Metta Dario a pancia in su. Scopra la pancia: incroci le mani e spinga con forza tra i due capezzoli. Segua il mio ritmo contiamo insieme: uno, due , tre, quattro, cinque…» E così velocemente fino al trenta, per poi ricominciare: uno, due tre, quattro, cinque…

A un certo punto, in quella strada isolata, in mezzo al bosco, passa una macchina: « È scesa Silvia, un angelo custode – ricorda Gianrico – ha capito al volo il dramma ed è venuta ad aiutarci. Ci davamo il cambio nel massaggio: 60 volte ciascuno. Finchè sono arrivati i soccorritori».

Per undici minuti Dario è rimasto appeso alla vita grazie alla tenacia dei suoi amici, di Silvia e dell’infermiere Giuliano che monitorava la situazione spronando a non cedere: « Quando siamo arrivati – ricorda Matteo, soccorritore di SOS Tre Valli – abbiamo preso il defibrillatore e abbiamo dato la scarica. Il cuore è ripartito. Debole ma c’era. Dopo 12 minuti aveva ricominciato a funzionare».

Dario è poi stato raccolto dall’elisoccorso dove il medico Simone Zerbi ha completato l’opera trasportandolo all’ospedale di Circolo e al suo reparto di emodinamica: « Quando lo abbiamo ricevuto – ricorda il cardiologo Michele Occhipinti – abbiamo liberato il vaso che si era ostruito. È stata una fortuna che tutto si sia svolto in questo modo: entro 90 minuti l’attività è ripresa completamente e i danni neurologici e cardiaci sono stati evitati».

Dario non ricorda nulla di quegli attimi: « Mi sono ritrovato in ospedale. Il giorno dopo. Mi sono ripreso, anche se ho ancora amnesie di ciò che mi è successo recentemente. Voglio ringraziare tutti: i miei amici, l’operatore del 112 , l’infermiere del 118, gli operatori dell’ambulanza, i medici dell’elicottero e della cardiologia. Ho avuto la fortuna di incontrare delle persone speciali che mi hanno strappato alla morte».

Coincidenze ma anche una rete di assistenza preparata e capace di rispondere: «Il massaggio cardiaco è fondamentale in questi attimi – spiega Guido Garzena, responsabile del 118 varesino – Gianrico ha superato la paura e si è buttato con la forza della disperazione. La fase è delicata: questo massaggio permette di non interrompere l’ossigenazione del cervello. Certo, si riceve solo un quarto dell’ossigeno ma con la tempestività del soccorso, si hanno buone possibilità di salvare una persona».

Per Dario era un’uscita come tante: « Il sabato precedente avevo fatto lo stesso giro da solo. Avevo appena fatto degli esami di controllo per prepararmi a fare il cammino di Santiago ed era tutto a posto. Non ero stato bene nei giorni prima ma non pensavo al cuore».

Ora Dario ha ripreso il lavoro: non andrà a Santiago ma il suo miracolo lo ha già avuto.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Maggio 2016
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