L’era della Dc: Arturo Dall’Ora, la fine del teatro e delle funicolari

Elezioni amministrative del 1951. La Democrazia Cristiana vince per ko: 26 consiglieri su 40 per lo scudo crociato, l'indipendente Dall'Ora eletto sindaco

teatro sociale varese esterno facciata fronte edificio

Elezioni amministrative del 1951: a Varese la Democrazia Cristiana voleva confermare i suoi progressi e inoltre si proponeva di meritarsi la fiducia dei cittadini operando meglio della compagine di sinistra che l’aveva preceduta nella guida di Palazzo Estense. Fu una vittoria per ko: 26 consiglieri su 40 per lo scudo crociato, tra i quali un indipendente, Arturo Dall’Ora, dirigente industriale, molto apprezzato e padre di due figli, Alberto e Lanfranco, il primo un avvocato che il grande Delitala portò subito con sé a Milano, il secondo un odontoiatra, a sua volta una bella intelligenza, condita da umorismo e ironia, che anni dopo lo avrebbe fatto apprezzare parecchio in Consiglio comunale. (nella foto il Teatro Sociale)

Dall’Ora era molto riservato oltre che preparato e c’è da supporre che dalla scalpitante maggioranza bulgara di cui disponeva qualche grattacapo gli sia arrivato. Oggi è giusto dire che Dall’Ora non abbia quanto meno piena responsabilità di decisioni che azzopparono Varese, anzi è certo che egli si mosse sempre con cautela e dovette affrontare inoltre alcune realtà inoppugnabili che richiedevano una soluzione a monte della quale c’erano cause non da poco.

Due in particolare i grandi nodi che vennero affrontati dall’amministrazione nel 1953, anno da scrivere nigro lapillo come nelle cronache ai tempi di Roma antica. Fu in quell’anno infatti che si optò per la chiusura delle funicolari per il Sacro Monte e il Campo dei Fiori e per l’abbattimento del teatro Sociale, la cui area, nel cuore della città, era molto appetibile, come lo era stata in passato quella vicina del vecchio ospedale.

L’abbattimento del teatro, edificio trascurato da tempo, comportò da subito profonde lesioni culturali e per la città fu una ferita che rivelò una insensibilità inattesa per una questione dai notevoli riflessi sociali, non solo culturali se pensiamo che l’attività teatrale in genere risale nei secoli e fu anzi la prima ad accompagnare la crescita dell’uomo e della sua civiltà. Il Sociale accolse spettacoli tradizionali come le opere, addirittura ci furono spettacoli collaudati a Varese prima del debutto alla Scala, ma fu aperto al Carnevale, a balli e feste popolari. Insomma era di tutti non di pochi privilegiati .

Da noi la mancata ricostruzione del Sociale con il tempo disgraziatamente sarebbe quasi diventata un danno da salotto se pensiamo ai miliardi di chiacchiere e a nessun fatto concreto per decenni: parole, parole e pure propositi senza fine anche dopo che il Comune “recuperò” in parte con il tendone, soluzione da terremotati in rapporto al potenziale di Varese, che oggi sembra avere i mesi (o gli anni) contati.

La storia delle funicolari è diversa, ha radici nella grande evoluzione di un turismo sviluppatosi con la realizzazione dei grandi alberghi, e nell’amore, immutato nel tempo, per la Madonna da parte della gente del territorio e di Lombardia: costanti le presenze al santuario del Sacrro Monte. Le funicolari erano state un moltiplicatore di queste presenze. La montagna era stata avvicinata alla città con i tram che la “scalavano” sino alla prima cappella della Via Sacra offrendo un rapido accesso alla stazione delle funicolari. Una soluzione tecnica di rilievo, che determinò un afflusso gigantesco di turisti e fedeli: un’ora e mezzo in totale da Milano tra treno e funicolari varesine per raggiungere mete piene di fascino, salutari per lo spirito e il corpo.

La guerra avrebbe ribaltato situazioni consolidate, ci sarebbero state nuove emergenze e necessità. Dopo il conflitto tramontò il turismo d’élite, quello di massa, favorito dal boom delle due e delle quattro ruote scelse altre mete, gli italiani stavano scoprendo il loro Paese. La gestione dei tram, anche in città, e delle funicolari divenne pesante, nacque, non solo a Varese il partito dei trasporto su gomma, assai più conveniente.

Fu inevitabile la scelta di mezzi più veloci e meno costosi, rispetto ad altre città le funicolari non erano nemmeno un trasporto di massa se rapportato al numero degli abitanti di Santa Maria del Monte e quindi si badò solo al conto economico. La funicolare voluta pochi anni or sono come segnale di rilancio della Varese vincente del passato oggi continua a essere un debito perché anche se grazie a don Pasquale Macchi c’è stato l’avvio di una rinascita religiosa e artistica del Sacro Monte non s è ancora arrivati a un progetto unico per risolvere antiche problematiche della montagna sacra.

Arturo Dall’Ora dovette fare i conti pure con gli slanci di una ricostruzione disordinata, con l’assenza di una vera cultura edilizia, assenza che sarebbe stata un problema in parte anche per i suoi successori anche se a quel tempo cominciò a germogliare la professionalità di cittadini attenti alle necessità di Varese ma anche a situazioni che sia pure sviluppandosi lentamente prefiguravano una città più moderna, più aperta al progresso pur avendo sempre la barra del timone orientata verso le esigenze delle attività lavorative.

Ma proprio dal mondo del lavoro sarebbero arrivati segnali interessanti, di nuovi percorsi che puntando sul binomio lavoro- sport aprivano nuovi orizzonti. Il messaggio fu passato da Dall’Ora a Lino Oldrini: qualche anno e la città si sarebbe trovata in volo, ancora priva di una zavorra – sarebbe diventata storica decenni dopo -come la pigrizia verso la politica. Ma questa disattenzione della comunità verso tanti problemi civici alla fine si sarebbe trasformata in un distacco che, se anche a volte ricucito in occasione delle elezioni, ha concorso all’attuale declino della città.

Questo non emergeva ancora chiaramente negli Anni 50, Arturo Dall’Ora passò il testimone a un Oldrini che avrebbe tenuto conto di tutte le esperienze di chi lo aveva preceduto e sarebbe riuscito a coinvolgere ulteriormente la comunità in un cammino di progresso grazie alla spinta, al fervore dei vari settori del lavoro.

Leggi lo speciale I sindaci di Varese

di
Pubblicato il 06 Maggio 2016
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.