Maroni: «Sui frontalieri impegno condiviso»

In Regione il tavolo coi parlamentari lombardi. L'obiettivo: intervenire sul negoziato in atto fra governi. Tassazione, ristorni e artigianato i punti caldi

La questione frontalieri va vista nell\'insieme delle problematiche del nostro territorio di frontiera

«Abbiamo organizzato questo incontro  per trovare una posizione comune fra Regione, Parlamento, Enti  locali, associazioni e tutti i soggetti coinvolti, sul nuovo  accordo Italia-Svizzera per l’imposizione fiscale ai frontalieri. Ci sono posizioni che noi condividiamo, come la  cancellazione di iniziative che riteniamo discriminatorie nei  confronti dei nostri lavoratori, l’impegno da parte del Governo di Roma a trasferire ai Comuni di confine lo stesso importo che cesserà con l’entrata in vigore dell’accordo, cioè i cosiddetti ristorni, e la garanzia per i frontalieri a non avere una  pressione fiscale devastante rispetto alla situazione attuale».

Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che questo pomeriggio ha partecipato insieme all’assessore regionale al Post Expo e Città metropolitana con  delega alla Regio Insubrica, Francesca Brianza, e al  sottosegretario alla Presidenza con deleghe all’Attuazione del
programma e ai Rapporti istituzionali nazionali, Alessandro Fermi, agli ‘Stati generali sui lavoratori frontalieri’, che si  sono tenuti a Palazzo Lombardia e hanno avuto come oggetto i  problemi del frontalierato tra Italia e Svizzera.

POSIZIONE COMUNE – «Questo – ha sottolineato Maroni – è l’impegno  comune e mi pare che tutti, a prescindere dal colore politico e dalla differenza di ruolo, condividano la necessità di procedere  in questa direzione. Un lavoro – ha evidenziato – che rafforza  anche il ruolo del negoziatore italiano, in questo caso il  Governo nazionale, nei confronti delle autorità elvetiche».

MESSAGGIO CHIARO – Secondo Maroni, dal vertice odierno, arriva «un messaggio chiaro». Oggi, ha sostenuto, «abbiamo chiesto la  partecipazione dei parlamentari lombardi, perché saranno loro a  dover ratificare l’accordo italo-svizzero attraverso una legge.  Prima di allora, c’è il negoziato, che non si è ancora chiuso, e i contenuti usciti dalla nostra riunione sono importanti perché  servono al Governo per capire quanto questo accordo si potrà
chiudere e firmare».

LE ISTANZE DEI COMUNI DI FRONTIERA – «Sul Tavolo della discussione – ha spiegato Brianza – sono state portate le istanze dei sindaci di quei paesi che si trovano sulla fascia di confine. Si è parlato dell’annosa questione dei ristorni, della revisione degli accordi bilaterali e della nuova tassazione che preoccupa notevolmente i nostri lavoratori. Si è discusso ancora della Legge sulle imprese artigiane (Lia) e del balzello di 2.000 franchi che, dal primo agosto, gli artigiani dovranno pagare per l’iscrizione all’Albo delle imprese artigiane per poter operare oltre confine».

TICINO GUARDI POSITIVAMENTE ALL’ITALIA – «Abbiamo necessità di costruire un confronto che sia fondato sulla pari dignità e rispetto, ma che sia anche il più costruttivo possibile – ha continuato Fermi – che consenta anche al Ticino di guardare all’Italia non solo come un problema ma anche come a  un’opportunità. In questo senso anche i prossimi finanziamenti  europei Interreg di prossima pubblicazione saranno una grande  occasione per iniziare un nuovo percorso che abbia nel rispetto e nella collaborazione le basi fondanti»

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Maggio 2016
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