Nasce la sezione “Insubria” dell’associazione di fibromialgia

La nuova sede è ospitata nell'ex scuola Biffi di Via Nino Biffi 5. Tra le attività anche un gruppo di auto-mutuo-aiuto che si ritrovava, ogni 15 giorni, presso la libreria pagina 18

fibromialgia

E’ stata inaugurata, presso l’ex scuola Biffi di Via Nino Biffi 5 a Saronno, la sezione “Insubria” dell’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica-ONLUS (AISF).

La fibromialgia è una forma comune di dolore muscoloscheletrico diffuso che colpisce approssimativamente 1,5-2 milioni di italiani; al dolore cronico si associano una serie di sintomi, i più frequenti dei quali sono l’affaticabilità, il sonno non ristorativo, l’ansia e la depressione che, non meno del dolore, peggiorano la qualità della vita dei pazienti.

La fibromialgia colpisce preferenzialmente giovani donne, in età lavorativa, con conseguenze negative sia sulla produttività che sulla vita sociale e familiare.

Il mancato riconoscimento di questa sindrome determina costi enormi per il Sistema Sanitario Nazionale; l’inutile ricerca di una patologia d’organo alla base dei variegati sintomi lamentati dai pazienti comporta, infatti, la richiesta di una miriade di esami diagnostici e di visite specialistiche che risultano, quasi sempre, inconcludenti.

«La constatazione – hanno spiegato Marco Cazzola e Simonetta Panfi referente medico e referente dei malati della sezione AISF Insubria –  che circa il 20-30 % dei pazienti visitati presso l’ambulatorio del Sevizio di Recupero e Rieducazione Funzionale dell’Ospedale di Saronno sono affetti da fibromialgia ci ha indotti, nel 2014, ad attivare una sezione dell’AISF che, in considerazione del fatto che il bacino d’utenza dell’Ospedale comprende 4 diverse province, abbiamo voluto definire “Insubria. Gli obiettivi che ci eravamo prefissati, allora, non erano solo quelli propri di AISF, essenzialmente rappresentati dalla diffusione dell’informazione e dall’attività di ricerca, ma anche quelli di svolgere un ruolo attivo nell’attuazione di un programma di trattamento multimodale e multidisciplinare che, in base ai dati della letteratura scientifica, è l’’unico in grado di migliorare la qualità della vita di questi pazienti. Oltre al trattamento riabilitativo effettuato in Ospedale abbiamo cercato di superare le limitazioni prescrittive dettate dalle regole regionali ricorrendo al terzo settore; abbiamo intrapreso programmi di terapeutica artistica grazie alla collaborazione con il Museo Gianetti di Saronno e soprattutto, grazie all’instancabile attività della referente dei malati, abbiamo attivato un gruppo di auto-mutuo-aiuto che si ritrovava, ogni 15 giorni, presso la libreria pagina 18 di Saronno. I risultati ottenuti hanno stupito noi stessi; in due anni siamo la sezione con il maggior numero di iscritti (258) di tutte le sezioni italiane di AISF.
La richiesta di una diversa sede è stata dettata non solo da motivi logistici ma anche dalla volontà di sensibilizzare le istituzioni. La presenza, all’inaugurazione, del Direttore Generale della Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (ASST) della Valle Olona, dell’assessore alla cultura e della Dirigente dell’Ufficio Relazioni con il pubblico del Comune di Saronno, sono per noi motivo d’orgoglio perché ci dimostrano che la strada intrapresa è quella giusta. La fibromialgia, più di altre malattie croniche, è una condizione che deve essere demedicalizzata. L’efficacia dei farmaci, che non devono essere esclusi, è infatti limitata e si ottengono migliori risultati con strategie non farmacologiche quali il trattamento cognitivo-comportamentale, il supporto psicologico, la terapeutica artistica, l’attività fisica e, non ultimo, la condivisione ed il confronto.
D’altra parte il piano socio-sanitario di Regione Lombardia e la stessa costituzione delle ASST hanno, tra le principali finalità, quelle di favorire l’integrazione Ospedale-territorio, superando un’ottica “ospedalocentrica” che mal si adatta alle malattie croniche in generale ed alla fibromialgia in particolare».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 31 Maggio 2016
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