Parlano i nuovi imprenditori: “La Liuc ci ha aperto un mondo”

Per i 25 anni dell'ateneo una serata con le testimonianze degli ex studenti. Innocenzo Cipolletta: «In Italia l'innovazione è eversiva»

Liuc generico

Federico Visconti, rettore della Liuc, e Riccardo Comerio, presidente dell’Unione degli industriali, che si abbracciano e scherzano è l’immagine che chiude la giornata dedicata ai 25 anni dell’Università Liuc di Castellanza. L’accademia e il saper fare. La teoria e la pratica. Una sintesi perfetta in grado di racchiudere tutti i significati di una scelta fatta dagli industriali per un territorio ad alta densità di imprenditorialità. «Da queste parti – ha sottolineato Comerio – c’è una media di 7,1 aziende per chilometro quadrato, contro le 4 della media lombarda».

E se la Liuc, come ha ribadito il presidente Michele Graglia, è il luogo per riaffermare il mestiere di imprenditore in una prospettiva futura, la scelta di far parlare gli ex studenti dell’ateneo di Castellanza, diventati imprenditori, è stata azzeccata. Testimonianze molto diverse l’una dall’altra, ma tutte accomunate da un bagaglio di competenze e conoscenze acquisite in un ambiente particolare, dove il confronto tra la realtà e le nozioni è un modello didattico consolidato in grado di dare una marcia in più a chi decide di fare impresa. Come dimostrano i 25 casi raccolti nella pubblicazione “Start up! 25 anni di università e impresa” (Guerini Next) e raccontati da altrettanti docenti della Liuc.

In Italia negli ultimi 70 anni sono state diverse le condizioni in cui è nata l’imprenditorialità. La relazione di Innocenzo Cipolletta, classe 1941 e presidente di Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital), ha ripercorso tutte e tre le ere industriali: quella del miracolo economico, dominata dal mercato, quella delle ristrutturazioni, con protagonisti i figli degli imprenditori e i manager creativi, e infine quella della globalizzazione, governata da ricercatori e finanzieri, aprendo la via alle cinque testimonianze, sotto la regia del giornalista Fabio Sottocornola del “Corriere Innovazione”.

Liuc generico

Gli ex studenti-imprenditori avevano di fronte un’aula gremita di persone e un parterre di prestigio con in prima fila il professor emerito della Bocconi Vittorio Coda, i vertici di Univa, il vicepresidente designato di Confindustria, Giovanni Brugnoli, Toto ed Edoardo Bulgheroni, Paolo Lamberti, il presidente della Liuc, la professoressa Anna Gervasoni (vera guest star della serata) e lo stesso Cipolletta e moltissimi docenti.

Oltre alle loro storie imprenditoriali, ciò che ha colpito delle testimonianze di Michele Lo Nero (La Provincia di Varese e Fim Credit), Gian Luca Dal Lago (Sr Labs), Federico Salmoiraghi (Provorbas), Marinella Latteri (Thymos) e Mattia Riva (Dalani) è stata la sincera gratitudine verso l’università che li ha formati. «La qualità umana dei professori… la capacità di aprire un mondo nell’immaginario dello studente… la valorizzazione del capitale umano …lo sviluppo di competenze trasversali… lo studio alternato sui libri e i contatti reali con aziende e imprenditori… il valore del lavoro».

Non si può comunque parlare di startup in senso stretto anche se il titolo del libro che raccoglie queste storie richiama quel concetto. I dati mostrati da Cipolletta dicono che il sistema italiano con le sue 5.415 nuove imprese innovative cresce piano ma cresce, tenuto conto che i business angel (finanziatori) sono solo tremila, 96 gli incubatori e gli acceleratori, 43 i parchi tecnologici, 20 i fondi di venture capital (capitali di rischio) e 49 le startup competition. Insomma, qualcosa si muove ma ancora troppo poco: solo 1,8 miliardi di euro negli ultimi 15 anni sono stati investiti in nuove imprese innovative ad alto contenuto tecnologico. Nulla se paragonato agli investimenti di Germania (1 miliardo solo nel 2014) e Gran Bretagna (1,5 miliardi) per non parlare poi degli Stati Uniti dove l’innovazione è normalità e non un fatto «eversivo» come in Italia.

Il contributo della provincia di Varese a questo sistema sembra però essere più consistente dei dati ufficiali. «Vorrei sfatare un mito – ha concluso Comerio – le startup non sono solo le 27 registrate alla Camera di Commercio, ma sono molte di più. Una a cui partecipo, per esempio, non è tra quelle iscritte».  

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 04 Maggio 2016
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