Droga nei doppiofondi, bloccato il network albanese

La Gdf ricostruisce la rete di spaccio tra Albania, Olanda e Milano. 36 arresti, 140 chili sequestrati

Droga nei doppiofondi, bloccato il network albanese

36 arresti per droga e  140 chili di stupefacente sequestrato. La Guardia di Finanza, in due anni di lavoro, ha scoperto un network di albanesi, grossisti della droga, che importavano stupefacente dall’Olanda: roba proveniente dal Sudamerica, sbarcata nei porti olandesi e poi trasportata dopo il brokeraggio in Italia su auto e nascosta in doppifondi. In totale sono 58 chili di cocaina, 18 di eroina, 31 di hashish, 34 di marijuana. Sequestrati 170mila euro, 2 immobili, una pistola e 13 automobili.

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L’operazione nasce nel 2014 da una sequestro a Meda. Intercettazioni, pedinamenti e indagini tradizionali hanno permesso di monitorare per mesi il traffico.

Gli incaricati dai boss albanesi operavano dall’Olanda. Il pagamento in contanti veniva inviato dall’Italia in auto e con le stesse vetture si portava la droga a Milano nascosta in ingegnosi doppifondi in auto, passando dai valichi principali: Frejus, Monte Bianco e Brennero. La droga veniva poi data ai grossisti del territorio.

Ingegnoso il meccanismo. Gli spacciatori in Olanda preparavano l’auto per il ritorno. La Gdf ha scoperto che le vetture erano modificate da carrozzerie spagnole, mentre le auto portavano targhe tedesche e francesi. I doppiofondi erano di difficile individuazione: si aprivano esclusivamente con l’inserimento di uno spillo dentro un piccolo foro applicato su una falsa vite.

All’interno dei doppifondi c’erano anche dei telefoni criptati, nuovi BlackBerry intestati a olandesi sconosciuti e inviati ai referenti in Italia per le successive conversazioni. I finanzieri hanno mostrato diversi ingegnosi metodi di occultamento e anche l’immagine di un uomo arrestato a cui era stata installata una microcamera in casa, che ha permesso di spiarlo mentre “frollava” in casa la droga.

Questo episodio conferma tra l’altro che in Italia é spesso attiva la raffinazione e il taglio della sostanza. La rete criminale vendeva lo stupefacente in Lombardia, Piemonte, Veneto, Puglia.

I proventi illeciti venivano destinati una parte per il riacquisto di droga, mentre un’altra parte andava ai capi albanesi della rete criminale. I soldi sporchi guadagnati in Italia erano trasportati da alcuni corrieri in aereo verso l’Albania, oppure tramite pacchetti chiusi consegnati agli autisti del bus che partono ogni settimana per l’Albania stessa.

Il reimpiego era spesso in Italia. Ogni settimana partivano bonifici intestati presso parenti o verso prestanome, e l’obiettivo era quello di comprare delle case ad Asti. Uno dei capi del giro viveva infatti nella cittá piemontese dove faceva vita da insospettabile. Il reimpiego di capitali illeciti ha portato a contestare anche il riciclaggio.

L’operazione Daku (un saluto in slang albanese), ha sottolineato il colonnello Francesco Vitale, ha permesso di bloccare un giro di affari esteso con il sequestro di 8 milioni di euro, ma anche di sradicare una rete albanese che importava cocaina, eroina, hashish e marijuana, cioè tutti i prodotti criminali, importati da Afghanistan, Olanda, Sudamerica o prodotta in Albania stessa come la stessa marijuana.

Sono 12 i singoli i sequestri effettuati. Tutti albanesi gli arrestati, tranne due kossovari svedesi arrestati a Melegnano, marito e moglie, che dovevano portare la droga in Svezia. L’operazione é stata diretta dal pm Luigi Luzzi della procura di Milano.

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Pubblicato il 10 Giugno 2016
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