I Perturbazione live a Varese, “Torniamo con nuove storie da raccontare”

La band di Rivoli sarà in concerto venerdì 1 luglio, ai Giardini Estensi, per una delle serate di Convergenze Festival. Ecco l'intervista

Musica Generica

In provincia ci sono stati diversi anni fa. Era il periodo di “In Circolo”, l’album che diede loro la spinta necessaria per uscire da Rivoli e presentarsi sui palcoscenici di tutta Italia. «Torniamo volentieri a Varese. Abbiamo girato tanto in quelle zone all’inizio, tra il 2002 e il 2003, anche grazie ai Bartok e a un organizzatore di eventi di cui adesso non ricordo il nome». Da quel periodo di cose ne sono successe: altri cinque album, l’esperienza sul palco di Sanremo, il cambio di formazione, collaborazioni importanti e così via.

Ora i Perturbazione tornano in città: l’appuntamento è per venerdì 1 luglio ai Giardini Estensi di Varese, all’interno del cartellone di Convergenze Festival (qui tutto il programma); sul palco saranno accompagnati da Andrea Mirò e suoneranno anche i brani dell’ultimissimo album “Le storie che ci raccontiamo” (ingresso 6 euro). Alle 17,30, al Teatro Santuccio terranno invece una tavola rotonda aperta al pubblico (ingresso libero).

Tommaso (Cerasuolo) cosa ci dobbiamo aspettare da questo live?
«In scaletta non mancano mai i brani per noi più importanti. Ci saranno quelli dell’ultimo album ma anche quelli che ci hanno accompagnato durante questi anni. Ci piace il contrasto che si crea durante i live, l’attitudine alla leggerezza con la quale saliamo sul palco si incontra con i registri malinconici di alcuni nostri brani. Nei contrasti c’è sempre una bella energia e la musica crea sempre ponti interessanti».

Vi ritroviamo dopo due anni e mezzo, quasi tre, dall’ultimo album. Cos’è successo in questo periodo? Quanto siete cambiati?
«Sono successe tante cose. Il 2014 è stato un anno ricco e interessante, c’è stato il Festival di Sanremo, abbiamo fatto una tournèe piena di soddisfazioni ma ci sono anche stati momenti difficili perché certe stagioni, ad un certo punto, si concludono. È stato l’anno in cui Gigi e Elena hanno lasciato il gruppo. Nel tempo siamo cambiati e abbiamo raggiunto un altro “altrove” dove puoi scegliere se restare sul furgone e continuare il viaggio o scendere. La loro è stata una decisione maturata nel tempo e noi abbiamo continuato a fare quello che sappiamo fare meglio per ritrovarci, ovvero scrivere canzoni».

Quelle che avete inserito nell’ultimo album…
«Si e non non è un caso che i testi ruotino intorno al tema dell’identità. “Le storie che ci raccontiamo” è la canzone che chiude questo disco e che da un po’ l’idea del suo significato. Sono testi che si muovono su un doppio binario, da un parte raccontano le bugie e le storie che ognuno di noi si racconta, in piccolo e in grande, dall’altra la ricerca dell’identità, del chi siamo».

Avete lavorato a questo ultimo album con Tommaso Colliva, nel suo studio di Londra. Qual è l’elemento che è riuscito a valorizzare maggiormente di voi?
«Musica X era un passo lungo rispetto a quello che avevamo fatto fino a quel momento. Nel lavoro fatto con Max Casacci quello che ci interessava di più era usare l’elettronica come strumento e non solo come sfumatura. Quello era il nostro “altrove”, eravamo approdati lì. Colliva invece, è riuscito ad unire tutto il nostro percorso fatto fino ad oggi. L’elettronica dell’ultimo disco con il groove dei precedenti. Ha unito tutte le identità dei Perturbazione»

Ricordo di aver visto un documentario, anni fa, girato a Rivoli dove venivano raccontate le vostre vite. Quanto siete cambiati da allora? Potete finalmente ritenervi soddisfatti o c’è sempre da fare?
«Soddisfatti sì ma “vogliamo sempre cambiare tutto” per citare una nostra canzone. Abbiamo sempre questa spinta nel cercare territorio nuovi, altri “altrove” come dicevo prima. È bello essere cresciuti così, abbiamo sempre fatto scelte anche un po’ a caso e questo, nel bene e nel male, ci ha portato qui. Questo non voler sempre controllare tutto ma affinare le tue armi per la voler continuare a fare e provare le cose. La nostra è una carriera fatta di alti e bassi continui».

La storia della vostra band è abbastanza particolare. Cosa diresti oggi a quei ragazzi che nel 2002 pubblicavano In Circolo?
«Direi di godersi di più ogni momento e di rilassarsi un po’».

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Giugno 2016
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