Il montascale in metropolitana torna a funzionare

Dopo le denunce di questi giorni il montascale che ha "intrappolato" Simone Gambirasio è tornato in servizio: «siamo prossimi a una conquista di indipendenza»

simone gambirasio

Una piccola grande vittoria nella battaglia contro le barriere architettoniche: il montascale della stazione della metropolitana di Porta Genova a Milano ha ripreso a funzionare.

Dopo i video di denuncia che sono rimbalzati su decine di portali di informazione è lo stesso Simone Gambirasio ad annunciarlo, spiegando con un post su Facebook quello che stasera ha vissuto sui mezzi pubblici di Atm.

Un’occasione che lo ha portato anche a riflettere su alcuni dei commenti ricevuti in questi giorni. Ecco le sue parole:

Devo dirvi molte cose, le racchiudo qui.

Per iniziare un aggiornamento da parte di ATM, che ci tiene a farvi sapere che il montascale di porta Genova è stato aggiustato. Oggi al ritorno l’ho preso, con un tecnico al mio fianco inviato da ATM. Tutto è andato per il meglio e lo ripeto, per la centesima volta, che sono stati tutti gentili, dal tecnico ai dipendenti ATM.

Io però sono stato giornalista e lo sarò sempre, sono chiacchierone, e ho scoperto qualcosa in più sui montascale di quella linea. Da quel che ho capito il sistema è così sicuro che se metto la sedia un centimetro più avanti o indietro gli equilibri cambiano e i montascale crollano. Da quel che ho capito il montascale è vecchiotto e richiede continua manutenzione. Da quel che ho capito entro una settimana, temo, sentirete nuovamente parlare di me. Tante pezze, insomma, ma non una vera soluzione.

Voglio poi parlarvi di alcuni commenti sui social e altrove in cui mi si dice, testuali parole, “un menomato grave dovrebbe prendere coscienza e non chiedere l’impossibile, prendendo mezzi privati o taxi”. Non mi soffermerò sul termine “menomato” perchè io mica mi formalizzo, va bene anche handicappato o ingroppato, quello sono e la sostanza non cambia. Vorrei però ricordare a questi signori che non si chiedono miracoli. Quello che chiedo è qualcosa che nella maggior parte delle città europee esiste già. Se prendo la metro è anche perchè ci sono intere linee dei tram non accessibili, cosa che non accade in NESSUNA altra città europea. Vorrei anche ricordarvi che sarò menomato, ma la mia dichiarazione dei redditi è sanissima e pago tante tasse, come tutti. E come tutti vorrei usufruire degli stessi servizi. Di taxi e trasporti privati posso anche parlare, paga lei?
In conclusione, poi, questo menomato non è diverso da voi: invecchiamo tutti, solo che quando voi sarete vecchi vi ritroverete un ascensore che io vi ho fatto costruire facendomi in quattro da “giovane”, così potrete continuare a prendere la metro pure voi.

Nei commenti abbiamo discusso molto anche delle responsabilità. ATM? Comune di Milano? Beppe Sala? Il Mago Merlino? Io un’idea ce l’ho, ma mi sembra anche che nessuno stia propriamente alzando la mano per dire “ci penso io, so come fare”. Non è il mio lavoro individuare le responsabilità così come non è il mio lavoro accusare NESSUNO. Il mio lavoro, ora che ci penso, è proprio un altro e vorrei semplicemente continuare a farlo con serenità, anche perchè devo dire che mi piace proprio un sacco. L’impegno che ho preso volontariamente è semplicemente quello di far sapere che qualcosa non va, portare quell’attenzione che spero porti al più presto a permessi, fondi e in via definitiva… accessibilità, per me e per tanti altri.

Ultimo punto, vorrei ringraziare tutti per i commenti e le condivisioni, sono più che mai utili. Non so se i problemi si risolveranno domani ma si risolveranno, e anche presto. Merito vostro e delle tante testate che hanno condiviso (VareseNews, Yahoo, la Repubblica, Leonardo, Milano Today, Metro e tanti altri): non si dovrebbe arrivare a questo, ma ci siamo arrivati e lo stiamo facendo bene.

Finisco raccontandovi questa cosa. Questa sera scendendo dalla metro in Cadorna ho incrociato un altro portatore d’handicap, sulla sua sedia a rotelle. Lui saliva e io scendevo. Gli “assistenti” che mi ha affidato ATM l’hanno visto e si sono occupati di lui, aiutandolo a salire. Io e quel ragazzo ci siamo scambiati un sorriso. Non so se lui abbia letto gli articoli e i miei post, non so se fosse stupito per questa assistenza “extra”, ma per me quel sorriso significa semplicemente questo: sapere di esserci, sapere di essere prossimi a una conquista di indipendenza. E questo, per me, vale mille fatiche.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Giugno 2016
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