La filosofia del giovane Avramovic: “Ogni azione è una sfida nella sfida”

Il 21enne playmaker serbo, primo acquisto stagionale della Pallacanestro Varese, si è presentato al PalaWhirlpool. Serio ma determinato: "Pronto a dare il 100% in campo"

Aleksa Avramovic si presenta a Varese

Lo sguardo, i modi e perfino la pettinatura sono all’insegna della timidezza. I passatempi fuori dal campo sono quasi démodé (lettura e partite di scacchi on line con gli amici, oltre naturalmente al basket giocato, guardato e vissuto) per gli standard attuali. Le parole e gli atteggiamenti però svelano la determinazione con cui Aleksa Avramovic si sta accostando alla prima avventura della sua carriera lontano dalla Serbia, laddove è a ragione considerato un talento dall’avvenire certo e dal presente già interessante visto il titolo di MVP nell’ultima stagione regolare del torneo nazionale.

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Seduto tra Mario Oioli e Claudio Coldebella, Avramovic dimostra subito di avere studiato citando le cinque Coppe dei Campioni vinte dalla Pallacanestro Varese, saluta in italiano («dategli tre o quattro mesi e lo parlerà molto bene» garantisce il direttore generale), mette il giusto tocco di modestia («sono stato MVP del campionato serbo, ma so bene che non lo sarò nella prossima stagione italiana. Qui il gioco è molto più veloce, è una delle leghe top d’Europa») e si è già fatto apprezzare dallo staff tecnico – Vanoncini e Conti – visto che ha chiesto di allenarsi anche in assenza di altri giocatori.

«Siamo felici dell’arrivo di Aleksa – racconta ancora Coldebella – perché a lui si erano interessate diverse squadre: due spagnole, una belga e le maggiore della Serbia. Tanto che avevamo un po’ timore delle sue prove al recente Eurocamp di Treviso: avevamo già da tempo allacciato rapporti con lui e con la sua agenzia ma una vetrina del genere poteva scombussolare i piani. Non è stato così, e siamo contenti del suo ingaggio da parte nostra, una operazione che abbiamo condiviso in tanti: da Toto Bulgheroni a Max Ferraiuolo fino al gruppo degli allenatori».

Aver ingaggiato un prospetto come Avramovic è anche una sfida per la stessa società, sempre secondo Coldebella: «Investire su un giovane di qualità significa alzare l’asticella anche per noi. Vuol dire dargli responsabilità, saperlo aspettare e costruirgli attorno una situazione in cui possa crescere». Il dirigente biancorosso traccia così anche l’identikit del prossimo playmaker titolare: un regista cioè già esperto di campionati europei, che possa lasciare ad Avramovic spazio e minuti per ambientarsi e diventare efficace anche nel basket della Serie A.

Aleksa Avramovic si presenta a Varese
Avramovic a centrocampo con una squadra del minibasket biancorosso

E lui, Aleksa Avramovic, come si descrive? «Per me ogni situazione di gioco è una nuova sfida da vincere, sia in attacco sia in difesa. In retroguardia sono uno che cerca di dare il 100%, se è il caso di iniziare a marcare l’uomo fin dalla linea di fondo. In attacco non mi abbatto se sbaglio un tiro e, ripeto, tutte le azioni sono singole sfide dentro alla partita: sul parquet vivo con questa idea». Insomma uno tosto, o che almeno promette di esserlo nonostante abbia solo 21 anni: un’età che gli ha permesso di innamorarsi della generazione d’oro del basket nazionale. «Tutti coloro i quali hanno vestito la maglia della Serbia sono per degli idoli per la mia generazione. Ma se devo dire un nome tra chi ho amato di più, cito una leggenda come Dejan Bodiroga, uno che tra l’altro ha lasciato il segno anche in Italia». Un nome che ancora oggi fa venire i brividi anche a chi lo ha avuto solo come avversario: mica male come modello di gioco.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Giugno 2016
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