La finanza d’impresa prova ad andare oltre il credito

Quarto appuntamento del ciclo “Approfondimenti di finanza – Scuola d’impresa” dell’Unione Industriali. La quotazione a Piazza Affari attraverso Aim Italia e il segmento Star, il percorso Elite e le storie di Openjobmetis ed Eolo

univa

Esiste la possibilità di finanziare lo sviluppo di un’impresa con forme diverse dal tradizionale accesso al credito bancario? E se sì, come approcciare queste alternative, come coglierne le opportunità senza fare passi falsi su terreni fino ad oggi poco battuti dalle aziende italiane? Quesiti che sempre di più si fanno strada nelle menti degli imprenditori. Anche quelli del Varesotto, legati ad un sistema economico fortemente manifatturiero e caratterizzato per oltre il 90% da piccole e medie imprese.

In realtà, però, il fatto di essere una Pmi non preclude un’innovazione della finanza d’impresa o un tentativo di sbarco sul mercato dei capitali. Questo il messaggio emerso dall’incontro “La finanza oltre il credito: i percorsi verso il capitale diffuso”, organizzato questo pomeriggio a Gallarate dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, nell’ambito del ciclo “Approfodimenti di Finanza – Scuola d’Impresa”. A confermarlo è Barbara Lunghi, head of small & mid caps Italy di Borsa Italiana spa: «Esistono mercati equity studiati proprio per le Pmi. Come ad esempio Aim Italia, mercato con requisiti calibrati sulle esigenze di questo tipo di imprese. Aim Italia è stato concepito come mercato dedicato alle Pmi con un approccio regolamentare equilibrato tra le esigenze delle imprese e degli investitori». Uno strumento che sembra essere sempre più utilizzato dalle imprese per finanziare progetti di sviluppo in diversi settori. Il numero di aziende italiane quotate all’Aim sono in crescita. Passate dalle 5 del 2009, alle attuali 76. A che settori appartengono? Nel 18% sono attività finanziarie, altrettante sono le aziende che operano nel mondo dei media. E poi ancora, energia (17%), beni di consumo (12%), tecnologia (12%), servizi (7%).

Aim e non solo. In aumento è anche la scelta delle Pmi di sbarcare direttamente sul mercato principale di Borsa Italiana: ossia il segmento Star di Borsa Italiana che conta oggi 71 realtà quotate per un totale di 31 miliardi di capitalizzazione e un fatturato mediano per azienda pari a 234 milioni.

A fare questa scelta, in provincia di Varese, è stata l’agenzia di lavoro Openjobmetis, con quartier generale a Gallarate: «Abbiamo deciso di intraprendere il percorso di quotazione sul segmento Star, sicuramente il più difficile – spiega Rosario Rasizza, amministratore delegato della società – perché le dimensioni ormai raggiunte dall’azienda ci permettevano questo salto di qualità. Un mercato molto liquido e molto interessante sia per la presenza di investitori italiani, ma soprattutto stranieri». E il bilancio per Rasizza è fin qui positivo «non solo per quanto riguarda l’andamento del titolo che, nonostante i capricci del mercato si sta comportando molto bene. È tutta la squadra di Openjobmetis ad essere orgogliosa di essere stata la prima agenzia per il lavoro in Italia ad essersi quotata».

Ma Borsa Italiana può essere sfruttata dalle aziende non solo come occasione per la quotazione sui mercati dei capitali. Un’opportunità è rappresentata anche dal percorso Elite: «È un ponte – spiega Barbara Lunghi – per il mercato dei capitali e supporta le aziende nell’accesso alle fonti di finanziamento». Un percorso, dunque, per avvicinarsi allo sbarco a Piazza Affari ma non per forza e non solo. Nuovi rapporti di forza col sistema bancario, l’apertura al mondo dei private equity, dei bond, dei venture capital: questi gli altri sbocchi a cui può condurre un’impresa il percorso Elite, intrapreso fino ad oggi da 400 società di 30 diversi comparti, per un fatturato aggregato di 32 miliardi di euro e 130mila dipendenti. Con un coinvolgimento di 100 investitori e 150 tra consulenti e stakeholder. Partner con cui le aziende hanno dato vita a 45 operazioni di private equity, 21 emissioni di bond, 4 sbarchi in Borsa, 120 iniziative di fusioni o acquisizioni.

Fino ad oggi sono 9 le imprese riconducibili alla provincia di Varese che hanno scelto di intraprendere il Percorso Elite. Tra queste l’operatore di telecomunicazioni di Busto Arsizio, Eolo: «Siamo entrati in Elite nel 2014 – spiega Luca Spada, presidente della società – in un momento molto delicato per l’azienda in forte crescita, ma che aveva bisogno di un cambio culturale: da azienda dove ero io a seguire tutto in prima persona, a un’impresa più manageriale più proiettata verso il futuro e capace di acquisire capitali esterni. Ed Elite con i suoi percorsi di formazione ci ha permesso di dotarci degli skill che ci mancavano”. Con quali risultati? Luca Spada non ha dubbi: «Grazie a Elite siamo diventati un’azienda in grado di reggere dei processi di crescita molto veloce come quella attuale, con gli ultimi tre bilanci chiusi con balzi in avanti medi del 30%». Ma ad essere migliorato è anche il rapporto di Eolo con le banche: «Ora riusciamo ad ottenere finanziamenti a cui prima non riuscivamo ad accedere a causa del fatto che non eravamo pronti a livello strutturale».

«Le società Elite – chiosa Barbara Lunghi – presentano numeri in controtendenza rispetto all’attuale contesto del Paese e hanno le potenzialità di imporsi come futuri campioni nazionali». La crescita media del fatturato per un’azienda del percorso si attesta intorno al 14%. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Giugno 2016
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