Molina e Oprandi, i primi nodi per il sindaco Galimberti

Il caso della Fondazione, il ruolo delle opposizioni e la ricerca delle donne da nominare assessore

davide galimberti

Stanno riscuotendo simpatia in comune le prime mosse del sindaco Galimberti che ha iniziato con una fase di attenzione verso i dipendenti e i dirigenti di Palazzo Estense, occupandosi della riorganizzazione prima che delle nomine politiche. Anche tra chi non l’ha votato, si guarda con speranza a uno stile che sembra improntato molto sulla voglia di darsi da fare. Ma intanto arrivano le spine da risolvere sul tavolo del sindaco, e il caso della Fondazione Molina è già diventato bollente.

Mercoledì il presidente della Fondazione Molina Christian Campiotti ha ammesso l’esistenza di un prestito obbligazionario a una società riconducibile all’emittente Rete 55. Non ha chiarito la natura del progetto ma Forza Italia ed Ncd avevano già eccepito, chiedendo chiarezza, nei giorni scorsi.

Il Pd per ora tace, ma la casella del Molina è da oggi ufficialmente entrata in fibrillazione. A dir la verità il Pd aveva già chiesto a suo tempo la fine della presidenza Campiotti, indicato dal sindaco Fontana nel 2015, dopo un complesso rimpasto di maggioranza che aveva portato l’Udc nell’orbita della giunta Lega, Forza Italia.

Il segretario cittadino Luca Paris e il capogruppo di allora Fabrizio Mirabelli avevano chiesto, a suo tempo, la revoca della nomina di Campiotti ai sensi della legge Severino, ma avevano anche proposto che fosse il nuovo sindaco eletto nel 2016 e rifare le nomine. Il regolamento comunale, inoltre,  prevede che le nomine decadano quando decade il sindaco: vale sicuramente per le partecipate, ma sulla Fondazione Molina, che ha un regime giuridico diverso, l’interpretazione è aperta.

Il nodo politico di fondo è tuttavia chiaro. Davide Galimberti non si è finora espresso sulla vicenda della casa di riposo, ma dovrà comunque farlo perché è dal sindaco che dipende la nomina del consiglio di amministrazione e del presidente della Fondazione.

L’intreccio politico è delicato. La Lega Civica (erede dell’Udc) ha dato indicazione per Galimberti al ballottaggio e rivendica di averlo fatto vincere. Se perdesse la casella del Molina si escluderebbe qualunque collaborazione futura con la maggioranza. Galimberti, nelle riunioni di questi giorni, parlando ai suoi ex candidati, ha ribadito che la sua giunta cercherà comunque una forma di collaborazione con le minoranze, ma è presto per poter dire a che livello.

Un passaggio che rivelerà cosa abbia intenzione di fare il sindaco sarà certamente la nomina del presidente del consiglio comunale. Un giro di giostra che tocca anche il Molina. Come è noto, la presidenza del consiglio è una delle cariche a cui aspira Stefano Malerba, l’unico consigliere eletto dalla Lega Civica. Per tradizione, la presidenza, che è anche un ruolo retribuito, è andata negli ultimi anni a un consigliere di maggioranza. Darla alle minoranze, di certo, sarebbe una vera novità.

Ma a quali minoranze? Una strada è quella di affidare la carica a Malerba della Lega Civica e in questo modo riconoscere il ruolo avuto nella vittoria elettorale. Tuttavia se la scelta cadesse su Luisa Oprandi potrebbe essere votata dalla lista Orrigoni. La stima per la consigliera da parte di Paolo Orrigoni è cosa nota.

Sul nome di Luisa Oprandi, in casa Pd, si sta molto discutendo in queste ore. E’ stata la più votata e il bon ton politico impone che abbia un ruolo. Tuttavia la decisione spetta al sindaco Galimberti che vuole procedere tenendo conto di diversi fattori. L’enorme boom di preferenze suggerirebbe un ruolo di prestigio, ma la Oprandi è anche considerata da sempre un battitore libero e forse anche per questo è così simpatica alla gente, mentre le ha creato qualche prudenza nel partito.

Un altro nodo da sciogliere è quello dell’assessore donna legata alla lista Galimberti. Per la cultura aspirerebbero a un posto Nicoletta Romano e Monica Morotti, che tuttavia non hanno brillato nelle preferenze. La più votata è Francesca Strazzi, ricercatrice universitaria che però è stata contestata nei social media da diversi esponenti di maggioranza perché ha esordito proponendo un’opera pubblica controversa: ovvero realizzare una passerella fissa verso l’isolino Virginia, un progetto su cui sta lavorando da tempo lo studio di ingegneria di suo marito.

 

 

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 30 Giugno 2016
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Commenti

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  1. Roberto Colombo
    Scritto da Roberto Colombo

    se la presidenza del consiglio comunale, ruolo retribuito, andasse a Malerba non sarebbe un’apertura alla minoranza perchè, di fatto, dopo le ultime elezioni Malerba è la stampella del Pd a Varese.

    inoltre ricordo che durante il primo mandato di Aldo Fumagalli, con giunta monocolore Lega Nord, presidente del consiglio comunale era Montoli, avversario diretto di Fumagalli nelle comunali del 1997: in quell’occasione ci fu una vera apertura alla minoranza, che però era casualmente coincisa con l’uscita dal gruppo di maggioranza di alcuni consiglieri.

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