Openjobmetis getta un ponte sul mondo delle startup

Presentata a Palazzo Estense la partnership con "Mind the Bridge" società di servizi con base negli Usa e in Europa. Il 2 e 3 luglio l'agenzia per il lavoro incontrerà 12 realtà digitali innovative nella selezione del personale

Openjobmetis

Nonostante rappresenti una quota quasi insignificante del mondo delle imprese italiane, il termine “startup” è tra i più citati – spesso a sproposito – nel dibattito economico. Il fatto che se ne parli così tanto è giustificato dal forte potenziale di sviluppo che le nuove imprese ad alto contenuto tecnologico potrebbero avere per l’intero ecosistema imprenditoriale. Ed è forse anche la ragione che sta alla base della partnership tra Openjobmetis, agenzia per il lavoro di Gallarate da poco quotata in borsa, e Mind the bridge, società di servizi con base negli Usa e in Europa, specializzata nel mettere in contatto le eccellenze imprenditoriali italiane con la Silicon Valley.

La società guidata da Alberto Onetti, startupper e professore di economia all’Università dell’Insubria, ha infatti individuato 12 startup specializzate nella selezione del personale che il 2 e 3 luglio a Varese parteciperanno a un Boot Camp con i manager di Openjobmetis. L’annuncio dei risultati al Salone Estense è stata l’occasione per promuovere una tavola rotonda sul tema delle startup, moderata dal giornalista Walter Passerini, a cui hanno partecipato Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis, Ignazio Parrinello, presidente di Finlombarda (la società finanziaria di Regione Lombardia), l’ex senatore di Forza Italia Antonio Tomassini e lo stesso Onetti.

«Il fatto che le startup siano di moda non risolve i problemi – ha spiegato il docente dell’Insubria -. Negli Stati Uniti  contribuiscono a poco più del 3% dell’occupazione complessiva. In Europa meno dell’1 per cento. È comunque  importante metterle in contatto con il resto delle imprese, in quanto portatrici di innovazione, proprio come fanno i paesi nordici. Noi favoriamo questo incontro».

In fatto di numeri relativi alle startup, l‘Italia è lontanissima non solo dagli Stati Uniti, ma anche dall’Inghilterra, dalla Francia e  dalla Germania. Le aziende italiane innovative ad alto contenuto tecnologico (startup in senso stretto) sono 5.154, di cui 1.127 in Lombardia (Fonte Edison), hanno un valore medio molto basso, intorno ai 130mila euro, e danno lavoro a circa 25 mila persone. Se poi si parla di Scaleup, cioè le startup “cresciute” attraverso accordi strategici con grandi imprese, l’Italia (72) si fa superare anche dalla Spagna  (109). Le ragioni di questa marginalità sono da ricercare nella scarsissima presenza di venture capitalist e business angel, ovvero investitori disposti a rischiare i loro capitali per progetti ad alto potenziale di sviluppo, ma anche di fallimento.

E proprio il concetto italiano di fallimento, sottolineato da Passerini, è una delle cause del mancato sviluppo di questo tipo di mercato. Infatti, se è vero che nel mondo anglosassone le startup fallite sono medaglie da appuntarsi al petto, è altrettanto vero che in Italia si trasformano in un giudizio negativo della comunità degli investitori nei confronti dell’imprenditore. Questo non significa che gli investitori americani siano dei masochisti, ma sono consapevoli del fatto che quel tentativo con la sua ricaduta in termini tecnologici e di ricerca potrà generarne degli altri, magari vincenti.

La Regione Lombardia attraverso Finlombarda ha stanziato circa 80 milioni di euro (Fonte Lnews) per finanziare le startup, segnale importante ma poca cosa se paragonato agli ecosistemi del Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) in grado di raccogliere 6,5 miliardi di dollari tra fondi di venture capital e borsa. (Fonte Mind in the bridge)

La sfida lanciata da Onetti e Rasizza è dunque andare oltre la moda e le chiacchiere per provare a contaminare in modo concreto questi due mondi. «In realtà servono più loro a noi che noi a loro – conclude Rasizza -. Questo settore non si è mai evoluto dal 1997 (anno in cui il legislatore ha aperto il mercato del lavoro alle agenzie private, ndr) e comunque da quando abbiamo iniziato siamo stati aperti alla novità, all’ambizione, alla crescita ma non disponibili a morire».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 29 Giugno 2016
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.