Padre Franco dalla Colombia: “Periodo difficile. Una messa per dire basta agli omicidi”

Il missionario malnatese ha organizzato una messa nel quartiere dopo una lunga serie di omicidi

padre franco nascimbene

Riceviamo e pubblichiamo una nuova lettera di Padre Franco Nascimbene, che scrive dalla Colombia. Non è un periodo felice non quartiere di Padre Franco, colpito in questo periodo da una serie di omicidi.

Cari amici che mi seguite dall’Italia,

vi racconto che in questi ultimi mesi stiamo passando nel quartiere dove vivo una situazione piuttosto difficile.

Tra i mesi di maggio e giugno sono state uccise una trentina di persone nella zona che circonda la mia casa.

Ci siamo riuniti un gruppo di persone, laici e religiosi impegnati nel quartiere e volevamo in un primo tempo organizzare una marcia per la vita.

Quando abbiamo consultato la gente, abbiamo visto che sarebbe stato un fallimento perché la gente ha ragionevolmente paura di esporsi e molti ci hanno detto che non avrebbero partecipato.

Abbiamo quindi pensato ad una azione alternativa e si è deciso di organizzare una Messa, in piazza in ricordo di tutti coloro che erano stati assassinati, raccogliendo prima tutti i dati possibili sulle vittime che erano state uccise.

La celebrazione, che è stata ieri, è risultata molto bene.

Presiedeva la Messa il parroco ed eravamo presenti 6 altri sacerdoti della zona, molte suore e circa 400 laici.. Si sono fatti presenti il sindaco, il colonnello della polizia, ed altre autorità della zona.

Io ero incaricato di fare un discorsino di introduzione che spiegasse il senso di ciò che stavamo per celebrare.

Ve lo traduco perché possiate capire l’ambiente che si sta vivendo.

“A nome di coloro che abbiamo organizzato questa celebrazione, do il benvenuto a tutte le persone che hanno voluto partecipare a questo momento di orazione comune.

Vi leggo alcune parole che abbiamo preparato insieme.

Ci racconta la Bibbia che quando Caino assassinò Abele, Dio lo chiamò e gli chiese: ” Dov’è tuo fratello?”

Caino rispose:” Sono forse io il guardiano di mio fratello?”

Durante queste ultime settimane la stessa storia si è ripetuta varie volte in questo territorio.

In questi ultimi due mesi più di 30 persone (la maggioranza di loro giovani) son state assassinate in questa zona.

La morte, le pistole (in quel momento ho preso in mano una pistola di plastica e l’ho tenuta alzata fino quasi alla fine del mio intervento), il terrore, la paura stanno regnando in tutto questo settore.

Parecchie famiglie hanno abbandonato il quartiere impaurite.

Intanto gli assassini si nascondono come Caino e stanno forse preparando nuovi omicidi.

Nessuno vuole parlare di ciò che sta succedendo.

Con molte difficoltà siamo riusciti a riunire foto e dati di alcune delle vittime, che vedete qui esposte davanti all’altare

(C’erano davanti all’altare una trentina di quadretti con nomi, foto,l uogo e data dell’omicidio che hanno impressionato molto i presenti per la loro quantità, di cui molti non erano coscienti.)

Oggi ci siamo riuniti innanzitutto per pregare per l’eterno riposo di tutte quelle vittime.

Ci siamo riuniti per accompagnare e animare familiari e amici di coloro che son stati uccisi.

Ci siamo riuniti per chiedere a Dio che di nuovo interpelli i Caini che hanno ucciso nel nostro quartiere: “Dov’è tuo fratello?” e li aiuti a convertirsi e a smettere di uccidere.

Siamo qui per chiedere a Dio che muova le forze dello stato a difendere il diritto alla vita non solo dei ricchi, dei grandi, dei famosi, delle persone in uniforme, ma anche della popolazione povera, dei quartieri marginali come il nostro.

Ci siamo riuniti perché tutti in qualche modo ci sentiamo responsabili, a causa della nostra paura e dei nostri silenzi, dell’omicidio di tanti nostri vicini.

Vogliamo chiedere perdono a Dio ed a loro per la loro morte e impegnarci a ( le seguenti tre linee le ho gridate)

-DIRE NO A NUOVI OMICIDI

-A DISTRUGGERE LE ARMI ( in quel momento ho preso la pistola con le due mani, l’ho spezzata in due, l’ho tirata al suolo e pestata sotto i miei piedi)

-A SMETTERE DI USARE LA VIOLENZA PER RISOLVERE I NOSTRI PROBLEMI.

Uniamoci ora in preghiera, chiedendo a Dio che ci aiuti a costruire un territorio di pace”.

La gente presente è stata molto contenta di ciò che si è fatto.

Ora pensiamo di presentare i dati raccolti a organismi di diritti umani nazionali e stranieri perché facciano pressione sullo stato perché è molto strano che dopo 30 omicidi non si senta parlare di nessuna persona arrestata o sospetta.

Chi ha interesse che tutto questo resti nel silenzio?

Sono molto contento che siamo riusciti a organizzare questa mobilitazione: accompagnateci con la vostra preghiera.

Un abbraccio a tutti voi

Franco

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 23 Giugno 2016
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