Personaggi solitari ma vivi

Chiude domenica la grande mostra che Palazzo Leone da Perego /Maga dedica a Franco Fossa, maestro del realismo esistenziale

Arte - Mostre

Palazzo Leone da Perego/Maga, a Legnano, con la mostra “La figura e i suoi luoghi” apre le sue sale  fino a domenica 26 giugno 2016 ad una esposizione dei lavori dello scultore Franco Fossa. L’iniziativa curata dalla Associazione Franco Fossa e da Emma Zanella , direttrice del museo MAGA di Gallarate, rende testimonianza ad uno scultore del secondo novecento italiano tutto ancora da riscoprire.

L’oggetto della riflessione attorno alla scultura è per Fossa la tematica posta dall’esistenzialismo dove l’uomo, la sua integrità, il suo senso del dubbio, il dramma dell’esistere che lo accompagna sono le situazioni che legano e costruiscono tutta la sua opera. Perché se la singolarità vince sulla universalità dell’esistenza, compito dell’artista sarà quello di legare, alla ricerca poetica, la realtà che ci circonda.

Bene perciò ha fatto la curatrice, Emma Zanella, a raccontare di sala in sala del palazzo, grazie alle opere, la linearità, la chiarezza degli intenti, il rigore della ricerca, tutto il percorso scultoreo di Fossa.

Per Fossa, la scultura non è solo ricerca di una forma ma è principalmente una costante riflessione sul ruolo e sulla possibilità di saper relazionare; di poter integrare la scultura allo spazio che la abita. Di saper contenere la sua dimensione architettonica al luogo dentro il quale essa viva e nel quale anche noi viviamo, nel tentativo di poter tradurre in forma plastica ogni aspetto puramente fenomenico del reale e trarne così la profonda essenza che la abita con le relative emozioni che suscita.

Ecco allora la serie dei “Legni” del cinquanta/sessanta, con tutto il loro valore plastico dovuto alla luce che ne delinea i piani ben definiti, i tagli profondi come ferite che li percorrono, senza esasperazione della materia ma in grado di costruire, sul piano visivo un forte impatto emotivo. Analogamente le “Bestie o Animali” sempre degli anni cinquanta, dove il senso di furia e di ribellione proprio dell’animale diventano, sul piano contenutistico, metafora di un linguaggio scultoreo che attraverso la forma cerca di penetrare le tensioni esistenziali che percorrono le vie dell’uomo.

Così “Teste-ritratti” dei successivi anni sessanta/settanta. Immagini, volti di persone incontrate nei vari luoghi del quotidiano ai quali viene sottratta la verosimiglianza fisionomica in ragione di una lettura psicologica, esistenziale della persona. E’ il tema del tempo che si affaccia. Un tempo che nello scandire le situazioni psicologiche dei soggetti indica anche l’incostanza umorale dei momenti, il suo continuo e progressivo passaggio.

E’ il momento dei “Contenitori, dei Passaggi, degli Ambienti”. Scatole metafisiche che raccontano di un uomo in solitudine, inserito in spazi ben definiti, in luoghi geometrici tra scorci di luce imprevedibili, costruiti in precisi rapporti geometrici attraverso precise griglie modulari. Lavori che rinviano, nonostante la piccola dimensione ad una ben definita monumentalità. Ma è il nostro occhio che scruta e permettere di leggere tutta la spazialità di questi lavori, un occhio che grazie alla luce spia, ne penetra lo spazio, i pertugi, anima lo spazio interno del cubo. Una sorte di teatro in miniatura dove folle di lillipuzziani si aggirano frettolosi, indifferenti l’uno dall’altro. Testimoni muti nell’assordante silenzio della contemporaneità

Ma il microcosmo delle scatole apre la scultura allo spazio e ai piani- ambienti degli anni novanta.

Sono i “Piani” superfici che offrono all’occhio del visitatore tutta la dimensione dell’infinto, in cui le linee di fuga restano appena indicate; pianure senza limiti che mostrano una realtà non urlata, senza esplosioni formali, isolate nella solitudine del quotidiano, dell’intimità, nel tentativo mutuato da Leiris e suggerito in catalogo da Massimo Bignardi di trascrivere una “presenza vivente e di trascriverla come tale, senza lasciar fuggire la vita che le è essenziale” nel desiderio di “cercare di fermarla senza fermarla, sforzandosi paradossalmente di fermare ciò che non può e neppure deve essere fermato perché fermarlo significa ucciderlo.

Franco Fossa – La figura e i suoi luoghi
Palazzo Leone da Perego/Maga, Legnano
Sino al 26 giugno 2016
Tel: 0331–706011

di
Pubblicato il 22 Giugno 2016
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