Taccuini aperti e telefono bollente: è il calciomercato di Alessandro Merlin

Il nuovo ds del Varese al lavoro su più fronti: "La scelta degli under ci condiziona, Gagà ha dato una spinta al budget". E sui giocatori: "Gazo e Giovio ci sono, attendiamo una risposta da Marrazzo"

alessandro merlin direttore sportivo varese calcio

La scrivania è quasi sgombra, se si eccettuano due grandi bloc notes e il telefono cellulare. Ma è proprio lì, un po’ sulla carta e un po’ sullo smartphone, che continuano ad accavallarsi le attività di Alessandro Merlin. 37 anni, un passato da calciatore e poi la scelta di diventare dirigente: alle spalle anche una esperienza dimenticabile (non per colpa sua) alla Pro Patria, davanti un Varese tutto da costruire.

Merlin, nato e cresciuto nel quartiere di Masnago («Mio nonno era uno di quelli che veniva a sbirciare gli allenamenti anche a Natale, se erano in programma»), da qualche settimana è ufficialmente il direttore sportivo biancorosso dopo aver collaborato con la società lo scorso anno. Su quei blocchi sono tracciati i possibili “undici” per la stagione ventura, le eventuali alternative, le liste di nomi suddivisi per ruolo. Il telefono invece è il tramite per i procuratori, una miriade, che animano il calciomercato di tarda primavera anche nelle serie minori.

Il Varese intanto riparte dall’allenatore. Dica la verità: era difficile rinunciare a Melosi dopo la stagione trionfale in Eccellenza.
«Innanzitutto bisogna dire che il mister, che tra l’altro ho avuto per un paio di mesi a Borgomanero, è persona valida e preparata e le sue qualità le ha dimostrate sul campo. Se in società si è atteso per riconfermarlo non era certo perché avevamo dubbi su di lui; piuttosto la dirigenza ha voluto guardarsi attorno per valutare gli allenatori più esperti della categoria. Ma Melosi ha le credenziali per fare bene».

A lei ora il compito di fare la squadra. Da chi, di sicuro, ripartirà il Varese?
«Tra i titolari sicuri possiamo dire che ci saranno sia Gazo sia Giovio. Con loro abbiamo già parlato e raggiunto un accordo. Con gli altri i colloqui proseguono perché vorremmo confermare diversi giocatori. Non bisogna però dimenticarsi le due problematiche principali che dobbiamo affrontare: il discorso degli under e ovviamente quello economico».

Affrontiamoli: cominciamo con gli under.
«In campo ce ne devono essere almeno quattro per volta e non sono pochi. Per esempio, nel novero non ci saranno più né Bordin né Azzolin le cui situazioni vanno valutate. Tra quelli dell’ultimo anno abbiamo Zazzi, Simonetto, Lercara, Lamarca e Balconi; qualcuno di loro troverà spazio ma non dobbiamo dimenticare che talvolta per metterne uno in campo bisogna fare scelte differenti in altri ruoli. Un lavoro di “bilancino”, soprattutto se incontreremo squadre che presentano giocatori forti ed esperti».

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Giovio (e Lercara) nel match con il Vittuone, quello della matematica promozione in D

Capitolo soldi: lo sponsor Gagà ha portato denaro fresco importante.
«Molto importante, non c’è dubbio. In questo momento abbiamo un budget che ci consente di fare una buona squadra, che può giocare bene e disputare un ottimo campionato. Però non una “supersquadra” tipo il Piacenza, il Venezia o, per restare all’ultima stagione, il Parma. Quelle sono state delle vere corazzate da promozione certa, noi dovremo sgomitare parecchio».

Di Giovio abbiamo detto. Qual è invece la situazione di Marrazzo, altro simbolo della promozione dall’Eccellenza?
«Con lui ci siamo mossi presto e gli abbiamo presentato un’offerta congrua, che ricalca l’accordo dello scorso campionato e che per le nostre casse è davvero importante. Lui la sta valutando, poi ci incontreremo quando arriverà a una decisione. Ovviamente Marrazzo è un uomo importante e abbiamo stilato un piano per disegnare una squadra con lui in campo. Ma è altrettanto logico che ne abbiamo preparato uno alternativo se non dovesse restare. Vediamo: dalla presenza di Carmine dipende anche la costruzione del resto del reparto offensivo. A me piacerebbe trattenere anche Piraccini che ha la possibilità di giocare sia di punta sia esterno, dando a Melosi la possibilità di rendere il modulo più versatile».

Per chiudere andiamo sul personale: lei è un varesino che da professionista non ha mai giocato nel Varese. Come si sente ora, dietro la scrivania?
«Varese e Masnago sono la mia casa, lavorare qui per me è emozionante come credo lo sia per tutti quelli che si trovano all’interno della squadra della propria città. Poi è chiaro che trattandosi di una professione, i sentimenti vanno tenuti a bada, ma non posso negare che ci siano. Di certo proverò a mettere a frutto le mie esperienze e le conoscenze che ho maturato da giocatore prima e da dirigente poi. Passare da questa parte della scrivania non è una cosa semplice: finché uno gioca pensa solo a se stesso e alla partita; in questo ruolo invece si è sempre al lavoro e bisogna coordinare l’attività di una quarantina di persone. Però ciò mi gratifica e mi responsabilizza, e io non so vivere senza avere responsabilità».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 01 Giugno 2016
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