Amga scrive ad Accam: cosa si farà del centro per l’umido?

La società legnanese era intenzionata a muoversi per un impianto a biogas che trattasse l'umido, ora però si parla di un impianto a Borsano. E si avvicina la scadenza dell'autorizzazione

Amga sede

Biogas a Legnano, già progettato, o un nuovo impianto per l’umido da realizzare a Borsano, al posto dell’inceneritore Accam? È uno dei nodi della complessa matassa da districare nella vicenda del consorzio Accam, ma è anche una delle più urgenti, perché si avvicina la scadenza dell’autorizzazione ambientale (già rilasciata) per il progetto di impianto legnanese. Mentre al contempo si registrano il passo indietro del Comune di Legnano sull’impianto dell’umido e l’ipotesi di rinvio al 2021 sostenuta soprattutto dai sindaci di Gallarate e Busto e legata proprio al riuso dell’area.

Nel frattempi, Amga è preoccupata dal destino del suo, di progetto di impianto di trattamento dell’umido. «Come azienda, con il comitato dei soci, abbiamo dovuto mandare un sollecito ad Accam, da azienda ad azienda» ha spiegato Giovanni Geroldi, presidente di Amga, la società che da anni studia l’ipotesi del biogas in via Novara a Legnano. «Non possiamo fingere che non ci siano problemi, settembre diventa un mese chiave». Anche perchési avvicina una scadenza ben precisa: a dicembre scade l’autorizzazione ambientale integrata rilasciata dalla Città Metropolitana di Milano, entro fine anno quindi si deve mettere in pista – per davvero – il progetto, per evitare che decada l’autorizzazione. Per questo – ha aggiunto il direttore Lorenzo Fommei – Amga va avanti nell’iter di progettazione, per essere pronta a partire con la gara.

Geroldi ha parlato di «ristagno» della situazione del comparto rifiuti e smaltimento, di fronte alle incertezze che ruotano intorno ad Accam, ma che si ripercuotono indirettamente anche sulle società di igiene urbana. «Le esitazioni delle amministrazioni costano. I nostri stakeholders sono le amministrazioni, ma anche i cittadini tutti: dobbiamo mirare alla massimizzazione dell’interesse pubblico, perchè le ricadute sui cittadini sono dirette, nel nostro settore. Ora invece ci troviamo davanti ad una situazione di ristagno, che costa e non serve a nulla». Un pensiero che si affaccia alla mente di molti, anche tra i sindaci, di fronte alla nuova (mezza) prospettiva di rinvio dal 2017 al 2021 condivisa dai Comuni più grandi.

Stefano Besseghini Giovanni Geroldi
Geroldi (a destra) con il neo-presidente di ALA Stefano Besseghini

Certo, anche in Amga c’è anche coscienza che il quadro politico è in movimento, dopo le elezioni che hanno visto cambi della guardia e lotte interne. Geroldi ha in mente le «vicende turbolente post-elezioni» a Busto che possono ritardare le scelte sulle partecipate. Quanto ad ALA e all’entrata in società di Gallarate (sostenuta dal centrosinistra, osteggiata dal centrodestra oggi alla guida della città), Geroldi si limita a dire che «i primi se mesi sono stati valutati positivamente» e che non ci sono elementi per pensare a scelte diverse. Anche Gallarate, poi, ha indicato un suo rappresentante (Massimo Mocchetti, un leghista) nel Cda della società che si occupa di igiene urbana (qui tutti i nomi dei Cda).

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Pubblicato il 27 Luglio 2016
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