Contro la paura, «più possibilità d’incontro e conoscenza»

Nel giorno del patrono San Cristoforo, in un'estate segnata dal terrorismo, il messaggio alla città del prevosto monsignor Valagussa

Celebrazione San Cristoforo 2016

La festa del patrono della città di Gallarate arriva nel cuore dell’estate, quest’anno un’estate più di altre segnata anche dalla paura, dalle incertezze e da una violenza che segna e colpisce vicino, su luoghi della quotidianità o delle vacanze. «Servono più possibilità d’incontro e conoscenza reciproca» ha detto nella omelia per il Santo Patrono monsignor Ivano Valagussa, il prevosto della città.

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La celebrazione del patrono San Cristoforo 2016 4 di 30

Terrorismo e guerre sono “sfuggiti” dalle zone (in Africa, in Medio Oriente) – dove erano da molti considerate endemiche (e quindi ignorate) – e sono approdati in Europa. Ed è da qui che parte la riflessione di don Valagussa, sollecitata dalla figura del Patrono, che per tradizione è legato anche alla protezione da una minaccia, quella delle acque (ben evocata dalla tela che raffigura il borgo gallaratese invaso dalla piena dell’Arno, nella foto sopra). Di fronte ai fedeli della città, alla giunta comunale con il sindaco Andrea Cassani e ad altri consiglieri comunali di minoranza, monsignore ha parlato della festa di San Cristoforo come «un appello alle nostre coscienze a non rassegnarci a vivere nella paura, a coltivare la fatica di comprendere ciò che sta accadendo superando l’emotività della notizia sconvoglente, ad assumerci la responsabilità di fare qualcosa anche noi qui nella nostra città, perché le persone con i loro problemi non siano posteggiate in attesa di una soluzione che  non arriverà mai da sola».

Valagussa ha citato un pensatore laico come Marc Augè (“padre” vent’anni fa dell’idea dei non-luoghi), che commentando gli attacchi a stazioni, aeroporti e supermercati ha detto che “il fondamentalismo attecchisce lì dove non c’è un progetto di vita complessivo, un’idea forte di umanità” e “così ha buon gioco a struementalizzare e organiare la volontà di singoli di fare il male”. A quest Valagussa ha contrapposto l’idea – che va oltre la sola comunità cristiana praticante ma evidentemente parla a tutti – di  «un progetto educativo supportato da tutta la società», che necessita di «figure e istituzioni che sappiano trasmettere il valore della persona, la sua sacralità». E in questo senso ha indicato come esempi positivi, concreti il Ristoro del Buon Samaritano (attivo da oltre sette anni, sostenuto dall’impegno del volontariato) e la Casa di Francesco, aperta pochi mesi fa grazie alla collaborazione di diverse istituzioni, del volontariato, della comunità locale.

Celebrazione San Cristoforo 2016
la giunta comunale

Ma monsignor Valagussa ha parlato anche di «altri passi da compiere insieme», sottolineando in particolare la necessità di creare una «possibilità d’incontro e conoscenza reciproca tra giovani che abitano la nostra città», tra cui quelli «che provengono da gamiglie di immigrati e sono ormai di seconda o terza generazione»: un confronto che passi anche dallì«approfondimento delle radici religiose», da valorizzare e non da nascondere o limitare.
E parlando delle diverse realtà cittadine (dal teatro allo sport) ha ricordato che l’«alimento culturale diventa ancora più necessario nei periodi di cambiamenti nei quali occorre di nuovo imparare a pensare con la propria testa e coltivare valori irrinunciabili perché legati alla sacralità della persona».

La Messa per il patrono è stata concelebrata da monsignor Valagussa, dal diacono don Andrea Bagattini, dagli altri parroci e sacerdoti cittadini, don Mauro Belloni, don Remo Gerolami, don Gigi Peruggia, padre Joseph, don Luciano Pesavento, don Alberto Dell’Orto, don Giovanni Ciocchetta, monsignor Carlo Galli, padre Gianluigi Brena dell’Aloisianum, don Oliviero Boscagin: durante la celebrazione si è tenuto anche il momento della donazione dei ceri da parte dell’autorità religiosa (con la prima volta del neosindaco Andrea Cassani).

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Nella sua omelia Valagussa ha infine ricordato alcuni passi importanti che riguardano più strettamente la comunità cristiana: il saluto a don Mauro Belloni (nominato parroco in Brianza), l’arrivo di don Luca Corbetta, la consacrazione di don Giacomo Prandi, originario di Gallarate e inviato dal vescovo a Giussano, in Bianza. E ancora l’occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (dalla zona di Gallarate sono partiti oltre 250 giovani, vedi qui), l’avvio dei restauri della Basilica (simbolo non solo religioso, ma della storia della città) e il saluto d’addio alle Madri Canossiane: in città per 150 anni, impegnate nell’educazione e nell’accoglienza, hanno concluso la loro storia gallaratese proprio in questo mese di luglio.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 25 Luglio 2016
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