Industria metalmeccanica lombarda ancora in difficoltà
Lo rivela il 41mo rapporto regionale della Fim Cisl Lombardia: 31mila lavoratori ancora in cassa integrazione, 2480 licenziati nei primi sei mesi dell'anno
L’industria metalmeccanica lombarda è ancora in difficoltà: sono 31.434 i lavoratori coinvolti da cassa integrazione ordinaria e straordinaria, 2.480 i licenziati nel primo semestre 2016. Dati in aumento rispetto a fine 2015: + 13,8% la cassa ordinaria (+5.286 i lavoratori colpiti), + 906 i licenziati. In crescita anche i contratti di solidarietà (+16,67%), che nel semestre coinvolgono 3.785 nuovi lavoratori. E’ quanto emerge dal 41° Rapporto congiunturale presentato a Milano dalla Fim Lombardia, che ogni sei mesi rileva sistematicamente i dati nelle circa 7.000 aziende industriali che impiegano oltre 550.000 lavoratori della regione.
«L’industria metalmeccanica lombarda persiste nel suo stato di crisi e di emergenza occupazionale – commenta Enrico Civillini, segretario generale Fim Lombardia -. Il numero di lavoratori interessati da crisi strutturali aumenta e possiamo affermare che parecchie situazioni stiano precipitando verso soluzioni più drastiche, come confermato dal crescente numero di licenziamenti».
Aumenta il ricorso alla cassa integrazione ordinaria che coinvolge 865 aziende (760 nel semestre precedente) e 24.663 lavoratori (19.377 nel semestre precedente). In diminuzione invece la cassa integrazione straordinaria con 139 aziende (221 aziende le precedenti) anche se cresce il numero di lavoratori coinvolti pari a 6.771 (6.360 nel semestre precedente). L’andamento della mobilità si impenna toccando 67 aziende (56 il semestre precedente) e raggiungendo quota 2.480 licenziamenti (1.574 nel semestre precedente), che si aggiungono alle migliaia dei semestri precedenti, riportando il contatore ai livelli del 1° semestre 2015 e confermando il persistere della crisi e la de-responsabilizzazione di diverse aziende rispetto all’impatto sociale.
«Istituzioni e imprese devono affrontare con urgenza i nodi che alimentano la crisi, soffocano l’occupazione e ostacolano il rilancio del settore – sottolinea Civillini -. Sono passati già due anni da quando la Fim Lombardia ha dato la sveglia alla Regione con una grande manifestazione e ha presentato le sue analisi e proposte, che ancora non hanno trovato riscontro in provvedimenti concreti».
Dal report congiunturale si evidenzia l’aumento del ricorso ai contratti di solidarietà: 42 aziende interessate, anche se i lavoratori coinvolti calano a 3.785 rispetto al semestre precedente. Il totale degli accordi stipulati negli ultimi 24 mesi è pari a 193 per un totale di 21.167 lavoratori, numeri che, seppur in calo, fanno totalizzare oltre 9.000 posti di lavoro salvati.
Quanto all’impatto della crisi a livello locale, il rapporto della Fim Lombardia rivela che i territori maggiormente coinvolti nel semestre sono quelli di Milano (35,68%) Bergamo (20,11% delle sospensioni) e Brescia (10,33%). Seguono Varese, Brianza e Lecco rispettivamente con il 9,44% , 7,24% e 5,20%. I dati mostrano la preponderanza dell’intervento di cassa integrazione ordinaria nei diversi territori, ad eccezione della Brianza, Como e Pavia dove si registra, invece, la prevalenza degli interventi di cassa integrazione straordinaria. La mobilità è particolarmente accentuata a Milano dove persistono le maggiori problematicità strutturali.
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