La comunità musulmana in festa per la fine di Ramadan. “Addolorati dal terrorismo vigliacco”

Centinaia di persone riunite alla mattina di mercoledì per l'Eid Al Fitr. Cordoglio, ma anche preoccupazione dopo i tanti attacchi, che hanno colpito "persino nei luoghi più sacri dell'Islam"

Ramadan 2016 Gallarate

La comunità musulmana di Gallarate in festa per l’Eid Al-Fitr, la rottura del digiuno osservato nel mese sacro di Ramadan: centinaia di uomini, donne e bambini si sono radunati nello spiazzo di via Pacinotti a Madonna in Campagna, alle 8 del mattino di mercoledì 6 luglio, per – appunto – rompere il digiuno (una parte della comunità del Bangladesh, divisa in due gruppi al suo interno, si è invece ritrovata al circolo di Cedrate).

Un momento di festa condiviso da diverse comunità etniche (nordafricani, asiatici, africani, ma anche italiani di fede musulmana), ma segnata anche dal clima generale. Pesa la diffidenza dopo l’attacco in Bangladesh, ma pesa anche – sui musulmani – quella violenza terroristica che ha fatto strage per tutto il mese in tanti Paesi a maggioranza islamica (basti pensare alle centinaia di morti fatti dall’Isis a Baghdad in contemporanea con l’attacco a Dacca).

«Oggi la festa è macchiata di sangue: gli ultimi giorni di Ramadan sono stati segnati da eventi tragici, con gli atti vigliacchi in Turchia, Bangladesh, Iraq, Arabia Saudita» ha detto Ibrahim Henedi, uno dei referenti della comunità. «Tragici episodi, uno dei quali a due passi dal secondo luogo più sacro dell’Islam, moschea del Profeta Mohamed a Medina» (dove un attentatore suicida ha fatto quattro vittime tra le forze di sicurezza che l’avevano appena fermato).

 

«A nome della comunità islamica cordoglio e vicinanza alle vittime, specialmente italiane: questo è il Paese dove viviamo, ci sentiamo vicino. Invito tutti a collaborare per educare nostri giovani a riempire il vuoto, per non cadere nelle trappole di questi terroristi» ha continuato Henedi. Si uniscono anche voci della comunità del Bangladesh riunita a Cedrate: «Il Ramadan è festa di pace ma quest’anno sentiamo molto il dolore visto quanto accaduto a Dacca. Non è antagonismo tra cristiani e musulmani, non c’entra la religione con questi atti vili».

Più netta è, in via Pacinotti, la voce di alcuni esponenti della comunità, come Dibi Abdul Jabbar: «Sono criminali e assassini, non possono essere confusi con nessuna religione. Li condanniamo ovunque agiscano».

L’imam Djelill Ayed, che ha condotto la preghiera, ha parlato nel suo discorso in italiano proprio degli attacchi durante il Ramadan: «Hanno cercato di rovinare questo mese sacro, attaccando persino a Medina. Questa è la più grande prova contro di loro: non amano Mohammad nè capiscono i suoi insegnamenti. Lo stesso profeta li ha chiamati “cani dell’inferno”: Allah ci ha creato per amarlo, non per uccidere altri uomini.  Non si può vivere nel peccato, e per pentirsi e farsi esplodere, non serve a nulla. Serve invece la perseveranza di seguire gli insegnamenti per una vita intera, questo è il significato anche del Ramadan». E rivolgendosi ai fedeli ha detto: «Non dobbiamo essere impulsivi, anche quando vediamo un’ingiustizia non dobbiamo cedere ai messaggi di violenza. Dovete studiare, dovete impegnarvi, non dovete rivolgervi agli ignoranti» (il sermone riecheggia le preoccupazioni diffuse verso i predicatori soprattutto in rete, fuori dal controllo delle comunità). L’imam Djelill ha concluso anche con un pensiero in particolare per le donne, «create uguali agli uomini».

Al di là del messaggio religioso, del cordoglio e della preoccupazione (entrambe espresse non solo dai vertici, ma anche da singoli fedeli musulmani), comunque la festa dell’Eid Al Fitr è stata anche momento aggregativo, che appunto riunisce pressochè tutte le comunità etniche a maggioranza musulmana, che hanno anche tradizioni nazionali molto diverse. La festa ha creato anche molto movimento nel quartiere di Madonna in Campagna, con qualche disagio legato a traffico e parcheggi (e qualche battuta aggressiva dagli automobilisti). Sul posto c’erano anche Polizia di Stato e Polizia Locale, che hanno seguito con discrezione la cerimonia e la festa successiva.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 06 Luglio 2016
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