Le rsu delle Camere di Commercio: “Non approvate quella riforma”

Cinquanta enti camerali firmano un documento comune e chiedono al Governo di modificare subito il decreto di riforma che passerà in Consiglio dei Ministri il 29 luglio

camera commercio sede di piazza Monte Grappa

Alla vigilia del Consiglio dei Ministri del 29 luglio, le rsu (rappresentanza sindacale unitaria) di 50 Camere di Commercio dal nord al sud Italia, compresa quella di Varese, firmano un documento pubblico e bocciano la riforma del Governo Renzi, definita «un danno per le imprese italiane, per i professionisti e per i lavoratori delle Camere, che dispongono di professionalità uniche nel sistema della pubblica amministrazione italiana».

Il Governo nel documento viene accusato di scarsa innovazione e di voler ridurre gli enti camerali a «enti burocratici che non saranno più in grado di offrire servizi moderni alle aziende italiane. Le rsu chiedono un potenziamento del sistema camerale per far ripartire il sistema imprenditoriale italiano, con servizi nuovi e innovativi, che vadano a sommarsi ai servizi attualmente esistenti.

L’appello rivolto al Governo e a tutti i parlamentari e alle forze politiche è chiaro: «Se avete a cuore il futuro delle imprese italiane, modificate subito il decreto di riforma che passerà in Consiglio dei Ministri il 29 luglio, che non crea altro che disservizi al sistema imprenditoriale, e riscrivetelo, puntando su innovazione, ampliamento di servizi, mantenimento del personale e delle sedi territoriali».

«L’attuale bozza di decreto – continua il documento – è identica alla bozza che circolava a gennaio scorso: uno schema di riforma penalizzante per ogni soggetto del sistema economico. Le aziende vogliono una pubblica amministrazione come loro, non enti burocratici. E per questo è necessario che tutto miri all’offerta di servizi di qualità. Per fare questo occorre mantenere e rafforzare il personale esistente, occorre mantenere le Unioni Regionali, occorre mantenere le aziende speciali e le sedi secondarie, perché sono tutti aspetti e componenti di un’unica realtà: il sistema delle Camere di Commercio, che per funzionare a livelli ottimali necessita di ogni parte del suo corpo. Gli imprenditori, come evidenziano ripetute indagini e testimonianze, hanno trovato nel sistema camerale (presente in ciascuna provincia e quindi vicino al proprio territorio) e nella professionalità dei suoi lavoratori, competenza, onestà e imparzialità, e apprezzati servizi a titolo gratuito o con un costo molto inferiore a quello di mercato.

Con questa riforma in atto,  le Camere non fornirebbero più alle imprese i seguenti servizi: certificati d’origine, carnet ATA, contributi e finanziamenti alle imprese (fiere o eventi per il sistema turistico locale o la promozione dei prodotti tipici sostegno all’internazionalizzazione), supporto alle pmi per l’accesso al credito, tramite servizi di microcredito o sostegno ai consorzi garanzia fidi (confidi), corsi di formazione alla nuova imprenditoria e imprenditoria femminile, organizzazione di convegni e seminari gratuiti su tematiche di interesse per le imprese o i professionisti (novità normative, gestione di impresa, argomenti specifici per ciascun settore economico, supporto alle imprese per l’innovazione e la digitalizzazione consulenza per la fatturazione elettronica, assistenza per deposito marchi e brevetti pubblicazione di dati e studi sull’economia locale, sui trend economici e approfondimenti sui vari settori economici.

«Le Camere di Commercio – conclude il documento – non vanno ridotte, nel numero, nelle sedi, nel personale, nelle funzioni, ma vanno invece potenziate, mantenendo sedi e personale e attribuendo loro servizi nuovi e aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti, per farne il fulcro della ripresa economica del Paese. Questo è quanto deve passare nel Consiglio dei Ministri del 29 luglio, questo è quanto chiediamo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Luglio 2016
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