Treni, tre stazioni chiuse per droga

Decisione inedita: la zona dei "boschi dello spaccio" è troppo pericolosa, Prefettura e Regione pronte a chiudere tre fermate considerate troppo a rischio

saronno seregno apertura

A meno di un passo indietro all’ultimo minuto, lunedì 1 agosto nella zona della Brianza sarà preso un provvedimento inedito: tre stazioni chiuse per un mese, perchè lo spaccio di droga le ha rese troppo pericolose. Nelle ore pendolari un po’ di viaggiatori si muovono in gruppo, negli altri mesi i viaggiatori diretti a Milano garantiscono una minima presenza, ma d’estate no: e così, per la prima volta, tre stazioni ferroviarie (linea Saronno-Seregno-Milano) verranno chiuse dalle 10 alle 17, al di fuori appunto degli orari pendolari.

Una misura inedita, decisa da Prefettura di Monza, Polfer e Regione Lombardia e che dovrebbe diventare operativa da lunedì 1 agosto: le stazioni interessate sono quelle di Ceriano-Solaro, Ceriano-Groane e Cesano-Groane, al margine (come ben indicato dai nomi) della grande area del Parco delle Groane. In teoria polmone verde nel cuore della bassa Brianza iper-edificata, nei fatti uno die più celebri ed estesi “boschi dello spaccio” dell’area Nord di Milano. Centinaia di ettari di boschi e sentieri, “abitati” dai pusher e vegliati dalle sentinelle che, raccontano alcuni pendolari, si spingono fino alle stazioni per “accogliere” i nuovi clienti e indirizzarli.

Trenord dovrebbe rendere operativa la disposizione di ordine pubblico stabilita da Regione e Prefettura, ma per ora non ci sono ancora note ufficiali. Mentre sul sito l’orario online offre ancora soluzioni di viaggio verso le tre stazioni che – in teoria – di giorno dovrebbero essere chiuse durante il giorno.

Per le ferrovie lombarde è uno smacco: la linea Saronno-Seregno è stata rinnovata nel profondo cinque anni fa, riconsegnata da FNM con stazioni rifatte da capo a piedi. Servizio di treni ogni ora, fermate dedicate ai popolosi paesi (abitati da centinaia di pendolari verso Milano, che prima usavano l’auto) ma anche stazioni pensate anche come accesso al Parco delle Groane, fatto di “vaste praterie caratterizzate da un arbusto, il brugo, che fiorisce a fine estate” e di “boschi di pini silvestri, betulle, querce e carpini”, come si legge sulla pagina dedicata del sito di Trenord. E questo nonostante il Parco faccia di tutto per rendere accessibile l’area e contrastare la nomea di area pericolosa.

La notizia è stata data per la prima volta una settimana fa dal Corriere della Sera, non smentita. Se Trenord non ha ancora indicazioni precise, intanto i pendalari sono sul piede di guerra verso la decisione che sa di resa di fronte ai pusher: un gruppo di viaggiatori ha lanciato una petizione per chiedere a Prefettura e Regione di “non sopprimere i treni”: “se ciò dovesse accadere si verificherebbero seri disagi per tutti noi cittadini e pendolari. Siamo ben consapevoli della presenza di spacciatori, ma non pensate che sopprimendo i treni il problema non verrebbe affatto risolto poiché continuerebbero la loro attività sui treni attivi?”.

Come per altre aree boschive (“celebri” quelle di Cerro e Gorla, al centro anche di un servizio delle Iene che le descrisse come “i boschi intorno a Gallarate”), anche nella zona delle Groane il problema dello spaccio è annoso, iniziato con l’eroina e proseguito con ogni altro genere di droga. Ieri spacciatori italiani, oggi per lo più nordafricani. I Comuni pubblicano grida minacciose, organizzano servizi aggiuntivi (con qualche problema a far accettare gli straordinari ai vigili), scrivono al governo. I carabinieri fanno retate, nei boschi e pure sui treni (per fermare le gang – più o meno baby – che rapinano i viaggiatori). Ma il market dello spaccio continua.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 30 Luglio 2016
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