Conosce una coppia in rete e finisce segregata e picchiata

L'incredibile vicenda di una coppia di 40enni bustocchi che aveva soggiogato psicologicamente una ragazza conosciuta in chat al punto da convincerla ad andare a vivere con loro. Una convivenza fatta di sofferenze indicibili

Giornata contro la violenza sulle donne 2015 Varese

Conosce un uomo su una chat ed entra in un incubo fatto di plagio, maltrattamenti, violenze, bugie fino a quando un familiare non decide di salvarla da quella che stava per configurarsi come una vera e propria riduzione in schiavitù.

La vittima è una donna di Busto Arsizio, poco più che 30enne, mentre gli aguzzini sono una coppia di 40enni anche loro di Busto Arsizio ai quali è stato fatto divieto di avvicinarsi alla ragazza con un provvedimento del Tribunale di Busto Arsizio.

L’incredibile storia di violenza e maltrattamenti è emersa nello scorso mese di marzo quando la ragazza, sconvolta e accompagnata da alcuni familiari, ha denunciato ai Carabinieri di Busto Arsizio di essere stata vittima di comportamenti violenti da parte di questa coppia.

La storia appariva talmente difficile e gli abusi talmente “gravi” che i militari, con il coordinamento del sostituto procuratore di Busto Arsizio Luigi Furno, hanno voluto vederci chiaro e procedere con cautela fino a quando le indagini hanno consentito di trovare pieno riscontro agli incredibili racconti della parte offesa.

L’uomo, un 43enne pensionato e incensurato, e la donna, 45 anni casalinga, sono riusciti a soggiogare psicologicamente la giovane, isolandola completamente dai propri familiari, facendole credere che l’uomo fosse un agente dei “servizi segreti” con un falsa identità. I due le avrebbero fatto credere che avrebbero potuto minacciare e far del male ai suoi familiari.

I due coniugi hanno agganciato la vittima via chat proponendosi, inizialmente, come giornalisti free lance in zona di guerra. In questo gioco di bugie si fingevano anche fratello e sorella riuscendo a convincere la giovane ad andare a convivere con loro. La decisione di assecondare la loro richiesta è stata fatale perchè per lei è iniziato un periodo fatto di percosse e violenze, documentate da appositi referti medici documentati anche con fotografie delle gravi ecchimosi sul corpo della donna.

Le botte erano la conseguenza dolorosa della gelosia patologica da parte dell’uomo, manifestata con il controllo assoluto di tutti i profili dei social network in uso alla giovane, la segregazione in casa con la porta di casa sempre chiusa a chiave, pedinamenti sul luogo di lavoro fino a quando non l’ha convinta a licenziarsi.

Ma non solo: ad un certo punto sono iniziate le richieste economiche più disparate che andavano dal pagamento delle vacanze, all’uso della sua automobile, fino al tentativo di vendita dell’abitazione di proprietà della stessa giovane. Sono in corso verifiche sulla natura della relazione tra l’uomo e la giovane, che il gip ha definito “morbosa” ma, dalle informazioni fornite, non è chiaro se fosse amorosa o dettata da altro.

La giovane è riuscita a liberarsi da questa condizione di “schiavitù” solo grazie all’intervento di un familiare stretto che è riuscito ad entrare nella dinamica malata della coppia fingendo di aderire alla richiesta di un rapporto sessuale a tre.

Dopo la liberazione della giovane e la denuncia ai carabinieri i due aguzzini non si sono arresi e hanno iniziato una vera e propria attività di sorveglianza e pattugliamento delle abitazioni e dei luoghi di lavoro di tutti i familiari. Il pedinamento è durato fino a quando una pattuglia dell’Arma è intervenuta di notte e ha permesso l’emissione del provvedimento del divieto di avvicinamento.

Altro aspetto preoccupante che non è stato sottovalutato era la disponibilità di armi dei coniugi,consistente in un vero e proprio arsenale fatto di pistole, fucili da caccia e altre armi. Attraverso un provvedimento della Prefettura, infatti, è stato revocato il porto d’armi con conseguente sequestro preventivo da parte dei carabinieri bustocchi.

Al momento i reati contestati dalla Procura e recepiti dal Gip sono i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e le lesioni personali (solo per l’uomo), ma non si esclude che le ulteriori indagini possano portare a nuove e più gravi contestazioni.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Agosto 2016
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