Il padre del sospetto terrorista: “E’ innocente, va in Siria dalla moglie”

Famiglia di 9 figli, casa popolare, tutti disoccupati. Parla il padre del 23enne siriano arrestato per terrorismo e lo difende

“Dobbiamo chiuderlo in casa”. Così dicevano i genitori dell’uomo arrestato, nelle conversazioni casalinghe ascoltate dalla digos che ha condotto l’inchiesta sul reclutamento di terroristi siriani tra Genova e Varese. Erano contro le idee pericolose del figliolo i suoi genitori. Ma la famiglia di Mahmoud Jrad nega, adesso, che si parlasse di terrorismo e adesione alla lotta armata.

In una casa di via Tarvisio, alloggio popolare Aler di San Fermo, il padre del giovane spiega che vita fa questa famiglia di siriana, arrivata al ricongiungimento completo 4 anni fa, dopo che il capofamiglia era giunto in Italia da 12 anni. Il padre del giovane arrestato si chiama Ghjiyas Jrad, 46 anni, saldatore. Ha ben 9 figli, e Mahmoud è il più grande. Il secondo figlio maschio, appena ventenne, è indagato e si trova a Genova per lavorare.

terrorista siriano

Anche Mahmoud è stato un po’ a Genova. Faceva il montaggio dei mobili – racconta in italiano stentato – ma era lì solo per lavorare, non per fare quello che dice la polizia. Stamattina sono venuti in 12 e hanno frugato nella casa, hanno preso diverse cose ma non è un problema, possono guardare tutto. Siamo per la pace e non per la guerra, non ci interessano quelli che fanno brutte cose, noi siamo gente tranquilla”.

Il padre dell’uomo arrestato è disoccupato da tempo, come il figlio: “Io lavoro solo qualche volta con l’agenzia interinale, ma è difficile. Anche mio figlio fa fatica a lavorare. E’ venuto in Italia da 8 anni, mentre il resto della famiglia mi ha raggiunto 4 anni fa. Mahmoud ha studiato all’Itis di Varese per fare l’elettricista. Lo scorso anno è stato in Siria e si è sposato, a Idlib la nostra città, nei pressi di Aleppo.

Si è sposato giovane, perché noi musulmani crediamo che sia più serio fare presto una famiglia e dei figli. Ha sposato la figlia di mio fratello. E’ sua cugina? Sì, e cosa c’è di male? Fa parte della nostra famiglia, da noi è consentito. Siamo felici così e anche lui è felice”.

Ghjiyas Jrad parla della guerra: “Anche mio fratello è morto 4 anni fa, colpito  mentre guidava un camion. E’ stato sbalzato via per 500 metri, una cosa terribile ma non era un combattente. Noi siamo solo dei buoni musulmani, andiamo nella moschea di Varese. Conosco Samir Baroudi, un caro amico siriano anche lui, ma ci vediamo solo per pregare. Mio figlio comunque non ha fatto nulla di male. E’ stato di recente anche  Roma per fare un corso di lavoro, è solo un periodo un po’ difficile perché non trova una occupazione. E poi voleva andare in Siria per veder al moglie, non per fare la guerra”.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 03 Agosto 2016
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