L’assassino è un ragazzo allo sbando che stava per essere espulso

Emanuel Djakouré era rimasto senza famiglia. Viveva di di piccoli furti ma la questura gli stava per notificare la revoca del permesso

Omicidio Claudio Silvestri Djakoure Emmanuel

Una vita allo sbando, una famiglia disgregata e la mancanza di punti di riferimento. Emmanuel Djakourè era sostanzialmente una mina vagante: 21 anni, si trovava in Italia dal 2008, anno in cui la madre, una donna della Costa D’Avorio, lo aveva fatto arrivare nel territorio nazionale con una procedura di ricongiungimento familiare. La madre di Emanuel era immigrata nel Varesotto negli anni duemila ma aveva lasciato nel paese di origine il figlio. Si era legata sentimentalmente a un uomo di Cassano Magnago, un italiano di 68 anni, con cui nel 2008 aveva avuto un altro bambino. Aveva ottenuto la cittadinanza ed è a seguito della creazione di quel nucleo familiare, radicato a Cassano Magnago, che aveva chiesto il ricongiungimento anche per  Emmanuel, che all’epoca aveva quasi 14 anni.

Una volta giunto nel nostro paese, però, il ragazzo si era trovato di fronte a una famiglia sfasciata. La madre, secondo quanto risulta alle forze dell’ordine, appena ottenuta la cittadinanza aveva rotto la sua relazione con l’italiano e se n’era andata in Inghilterra con il figlio piccolo. Emmanuel era stato abbandonato al suo destino ed era rimasto a casa del padre putativo, ma dopo poco tempo i rapporti si erano guastati. Sentito dalla questura di Varese il 68enne ha recentemente raccontato che il giovane ivoriano non risiedeva più a casa sua. In effetti ai carabinieri risulta che da tempo Emmanuel Djakouré sia divenuto un senza fissa dimora e che soggiorni da amici africani contattati,  di volta in volta, in giro per la provincia (l’ultimo rifugio era un appartamento di Lonate Pozzolo).

La carriera criminale del giovane aveva avuto un’escalation a partire dal 2016 e non era passata inosservata a polizia e carabinieri. A luglio l’Ufficio Immigrazione lo aveva convocato poiché, a parere della polizia, non sussistevano più i requisiti per la sua permanenza nel territorio italiano con un permesso di soggiorno che poggiava sul ricongiungimento a un nucleo familiare che di fatto non esisteva più.

Emmanuel Djakoure

Lo scorso 4 luglio il ragazzo si era recato in questura a Varese ma al termine del colloquio, insieme ad altri due giovani, aveva compiuto alle 13 e 30 una rapina impropria presso il magazzino Ovs di Varese. Si era infilato 4 magliette e poi era fuggito strattonando con violenza la guardia che lo aveva scoperto. Era stato arrestato da una pattuglia che lo aveva rintracciato in via Foscolo, con ancora indosso le magliette rubate. Tuttavia l’autorità giudiziaria, due giorni dopo, lo aveva scarcerato rilevando la giovane età di Emmanuel e il fatto che fosse ancora incensurato (nessun sentenza era passata in giudicato).

Il suo avvocato aveva spiegato che il ragazzo viveva una situazione familiare disastrosa ed era stato  abbandonato nuovamente dalla madre. Il giudice aveva convenuto che il giovane avesse bisogno, più che della detenzione, di sostegno psicologico e della presenza di familiari e di figure affettive come la fidanzata, una ragazza che stava con lui da diversi anni: persone insomma che potessero aiutarlo a non finire nel giro della microcriminalità.

Ma Emmanuel nel giro di pochi mesi aveva anche compiuto una rapina a un giovane in strada e una rapina su un treno, diventando una sorta di frequentatore delle stazioni ferroviarie in cerca di piccoli furti da compiere. E proprio in una stazione, a Gallarate, ha incontrato la sera del 5 agosto Claudio Silvestri, l’uomo a cui ha fatto credere di accettare un rapporto sessuale a pagamento, ma che ha crudelmente strangolato e ucciso per rubargli i soldi, non appena giunti nella villetta di Jerago con Orago.

Va detto che anche se la questura fosse riuscita a notificargli l’atto di revoca del permesso, avrebbe avuto ancora 120 giorni di tempo per fare ricorso.  Ma è anche la vita senza affetto di questo ragazzo che colpisce. Una storia di abbandoni, che ha caricato a molla la sua violenza, espressa, in questi mesi, nel sottobosco torbido delle stazioni ferroviarie. Un fantasma senza direzione, che una notte ha incrociato le debolezze di Claudio Silvestri arrivando a commettere un crimine efferato.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 10 Agosto 2016
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