Morto Tommaso Labranca, come lui nessuno mai conobbe il pop

"Scrittore Cannibale", "Sociologo del Pop", negli ultimi tempi non era più nei circuiti della Cultura italiana: era direttore editoriale di una rivista in Ticino e aveva autoprodotto un libro di critica al mondo dell'arte contemporanea

elio fiorucci tommaso la branca festival del racconto premio chiara 2010

E’ morto, improvvisamente nella notte del 29 agosto, lo scrittore Tommaso Labranca.

Nato anagraficamente nel 1962 e come scrittore con la “generazione cannibale”, Labranca è stato un vero e proprio “sociologo del Pop”. Dal 1994 in poi ha pubblicato diversi libri di osservazione del costume contemporaneo, tra cui “Andy Warhol era un coatto”, “Chaltron Hescon”, “Neoproletariato”, “Il piccolo isolazionista”, oltre a biografie di personaggi pop, tra cui Michael Jackson e Pietro Taricone, entrambe a pochi giorni dalla morte, che tratteggiano non solo la figura delle due icone mediatiche, ma anche il contesto italiano.

(Qui alcuni dei suoi romanzi e racconti raccolti in rete, in pdf)

Ma Labranca era molto di più, come ha ricordato  su Nazione indiana il suo collega e amico Gianni Biondillo:

Tommaso era di una intelligenza lucida e geniale. Era un intellettuale nella accezione più nobile che si possa dare a questa parola. Ci sono scrittori che usano le parole degli altri. E, rarissimi, ci sono scrittori che “inventano” parole e concetti che tutti poi usano (spesso senza citare la fonte). Tommaso era uno di questi. Era un inventore di pensieri collettivi.

(qui tutto il post)

Negli ultimi tempi era direttore editoriale in Ticino di una rivista culturale, “Tipografia Helvetica” e non era più presente da tempo sui social e nl circuito culturale italiano. Il suo ultimo libro è un saggio, dal titolo Vraghinaroda,  praticamente autoprodotto (vedi le recensioni su Anobii).  A Varese, fu straordinario protagonista di una conversazione con Elio Fiorucci, nell’ambito degli incontri del Premio Chiara 2010.

Personaggio straordinario, attentissimo alla società pop ma mai da essa fagocitato, Gianni Biondillo, nel post, finisce per commentare così la sua persona e la sua morte:

Essere uno spirito libero in Italia significa essere rompicoglioni. Tommaso lo era. Ha rinunciato (conosco direttamente la fonte di questa notizia) a collaborazioni fruttuosissime in televisione per evitare di umiliare la sua intelligenza leccando i piedi al cantante-scrittore-attore-disinistra-etc. del momento. Ha preferito vivere al limite dell’indigenza per mantenersi puro.
Non ce lo siamo mai meritati. E lui, coerentemente, ha tolto il disturbo.

 

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Agosto 2016
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