Quattro migranti in paese, l’assessore: “Ma noi siamo pronti”

L'assessore Marangon spiega come l'Amministrazione ha deciso di affrontare l'emergenza: "Inutili i muri, meglio accogliere e gestire"

Microcosmi mostra anziani e migranti

C’è chi ai migranti sbarra le porte del paese, e chi invece cerca di dare un senso alla parola “accoglienza”.

Non è facile, ma quanto meno ci si prova ed è quello che dal novembre scorso il comune di Azzate sta cercando di fare.

Alla fine dello scorso anno ad Azzate arrivarono quattro pachistani che furono accolti da un privato che aveva dato la propria disponibilità alla cooperativa sociale Ballafon di Induno Olona: la loro permanenza qui si è conclusa e settimana scorsa sono arrivati quattro nigeriani, di 18, 22, 26 e 32 anni.

Il nostro atteggiamento nei confronti dell’emergenza migranti è molto chiaro – spiega l’assessore ai Servizi Sociali del comune di Azzate Lucia Marangon – : il problema esiste e va gestito nel migliore dei modi. Inutile alzare barricate, sollevare inutili questioni, è più utile trovare un modo per convivere nel periodo in cui queste persone sono nostri ospiti”.

Abbiamo cercato di coinvolgere i quattro pachistani per molti mesi ma, dobbiamo dirlo, con loro non è stato semplice: non siamo riusciti a superare lo scoglio della lingua. La cooperativa si è offerta di fare loro corsi d’italiano, così come l’associazione Mamme in cerchio, ma non è è stato sufficiente. Loro si erano messi a disposizione per piccoli lavoretti con entusiasmo, ma senza riuscire a dialogare era impossibile”, spiega ancora l’assessore.

Così, sono stati trasferiti a Varese e al loro posto settimana scorsa sono arrivati i quattro migranti africani.

Il prefetto ci ha convocato il 2 agosto insieme ad altri comuni e alla Provincia, comunicandoci che era in atto un’emergenza: stavano arrivando dei profughi e c’era la necessità urgente di trovare una collocazione. Noi abbiamo fatto la nostra parte, per quel che era nelle nostre possibilità, Luino ha preso tutti i venti in arrivo nella serata”.

Ma l’emergenza è tutt’altro che conclusa e quindi il comune di Azzate ha deciso di “giocare d’anticipo”: “Abbiamo mandato una lettera alla Caritas azzatese, alla parrocchia, che sappiamo dispone di locali vuoti, ai comuni dei piani di zona e ai comuni del consorzio della Valbossa. Abbiamo la palestra delle scuole ma siccome è gestita dal consorzio era giusto coinvolgere tutti. Il prefetto ci ha assicurato che se servisse la Croce Rossa ci darebbe una mano. Siamo disponibili ad offrire la palestra delle scuole elementari, se servisse, purché all’inizio della scuola tutto torni alla normalità”.

Presto l’assessore incontrerà i quattro nuovi migranti e li informerà della possibilità di seguire il corso di italiano. «Non possono lavorare ma possono darci una mano in piccole attività. Meglio che stare tutto il giorno a far nulla. Sono giovani possono contribuire a tenere pulito e in ordine il paese, per esempio».

Insomma, la gestione dell’emergenza non è semplice e serve la collaborazione di tutti: «Caritas e parrocchia hanno vocazione all’accoglienza e ci aspettiamo rispondano con entusiasmo, ma anche tutte le associazioni che operano in paese possono dare una mano, come hanno fatto Mamme in cerchio per esempio.
Noi crediamo che la risposta a questa situazione così delicata è complessa sia non subire, ma gestire e proporre – conclude Lucia Marangon- . Per questo valuteremo la possibilità che la gestione dei migranti passi direttamente al Comune o ad associazioni del nostro Comune: le cooperative fanno un buon lavoro ma una gestione totalmente in loco potrebbe essere più proficua. Tutto resterebbe all’interno del territorio aumentando la sinergia con le associazioni locali e la parrocchia, eventuale denaro in avanzo potrebbe essere reinvestito.
C’è chi parla di “sfruttamento dei profughi”, ecco questa potrebbe essere una soluzione: lo Stato dà agli enti locali, che reinvestono nella comunità. E il cerchio si chiude».

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Pubblicato il 11 Agosto 2016
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