Ultra trail del Monte Bianco, Luca Spada si ritira

L'atleta varesino si è ritirato dopo aver percorso 70 chilometri: "Mi spiace perchè è un dolore che non mi è mai capitato e stavo andando bene"

luca spada

Luca Spada si è ritirato dell’Ultra-Trail Du Mont-Blanc. La gara è iniziata alle 18 di venerdì e il fondatore di Eolo è stato uno 2.300 atleti pronti per questa corsa durissima: 170 km e oltre diecimila metri di dislivello per fare il giro completo del Monte Bianco in meno di due giorni.

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In attesa dell’ultra trail del Monte Bianco 4 di 10

«Durante la salita al Col de la Seigne mi è pogressivamente venuto un forte dolore al ginocchio destro che mi ha gradualmente reso impossibile anche il solo camminare- racconta Spada-. Sono arrivato pian piano al Col de la Seigne, sono stato fermo 1 ora ma dolore non passava e quindi mi sono ritirato. Mi spiace perchè è un dolore che non mi è mai capitato e fino a Les Chapiux stavo andando bene e in recupero di posizioni».

L’ultima rilevazione di Spada risale a poco prima delle 7 di sabato mattina. Ha percorso una distanza complessiva di 67 chilometri in 12 ore e 53 minuti con una media di velocità di 3,6 km/h.

Ecco il messaggio che Spada ha condiviso poco prima di indossare le scarpe e sfidare la montagna più alta delle Alpi

Mancano poche ore all’inizio dell’Ultra Trail de Mont Blanc. Per chi è appassionato di Ultra Trail come me questa competizione rappresenta la gara Regina, il Trail per definizione, la Gara in montagna da fare almeno una volta nella vita. Non per nulla ogni anno oltre 10.000 atleti da tutto il mondo cercano di iscriversi nonostante i “soli” 2.300 posti disponibili e i tanti punti di qualifica necessari per l’iscrizione.

Arrivare in fondo ai 170km e 10.000 metri di dislivello di questo girotondo intorno alla montagna più alta d’Europa ha un fascino fortissimo per chi ama correre in montagna. L’energia e la bellezza dei panorami che si possono cogliere lungo il percorso rimangono impressi per sempre nella memoria.

In queste ore mi passano tanti pensieri per la testa. Avendo già corso diversi Ultra Trail (ma solo fino a 120km) conosco molto bene quello che mi aspetterà. Durante le quasi 40 ore ininterrotte di viaggio arriveranno sicuramente diverse crisi, la crisi “stanchezza”, la crisi “mal di pancia”, la crisi “mal di gambe” e la quella più temibile che rappresenta la somma di tutte: la crisi “ma chi diavolo me lo fa fare ?” magari pensando alla mogliettina comodamente sdraiata sul divano.

Sarò masochista, ma la gestione delle crisi è uno degli aspetti più interessanti di questi viaggi. Il fatto che arrivino è una certezza, il problema non è se arrivano, ma quando. Riuscire e risolverle è sempre fonte di soddisfazione e fornisce motivazione per andare avanti.

Lo spirito che si assapora in questo genere di gare è sempre molto positivo, in Francia i Trail sono molto seguiti, il tifo quando si attraversano i paesini è incredibile e spesso si trovano persone che vengono a sostenere gli atleti in posti impensabili.

La domanda che mi fanno spesso amici non trailers è: “perché lo fai ?”

Perché questo genere di competizioni, soprattutto quelle che durano più di un giorno e c’è la notte da affrontare, uniscono avventura, panorami bellissimi, competizione e spirito trail il tutto concentrato in poche ore. E’ come vivere un pezzo di vita avventurosa all’acceleratore e i ricordi diventano indelebili.

E in fondo in fondo è un modo per dimostrare a se stessi, che anche passati i 40 anni, si è ancora in forma…

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Agosto 2016
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