Abbandono di rifiuti, ALA prepara una campagna di sensibilizzazione

L'ultima discarica abusiva è stata scoperta solo pochi giorni fa: il gestore della raccolta rifiuti vuole attivare anche una risposta culturale

Avarie

L’abbandono abusivo provoca danni ambientali inimmaginabili. E’ allo studio di Aemme Linea Ambiente una campagna per incentivare i cittadini a differenziare i rifiuti.

Risale ai giorni scorsi l’ennesima segnalazione di una “discarica a cielo aperto” a Legnano, dietro il Campo dell’Amicizia. L’abbandono abusivo dei rifiuti è un fenomeno, purtroppo, ancora molto frequente: le strade periferiche, le aree boschive e, addirittura le acque dei fiumi (come rivelano gli esiti della recente edizione di Puliamo il Mondo, che ha visto i volontari ripescare dall’Olona un aratro e un motorino, oltre a un cumulo di spazzatura), diventano spesso teatro di questi gesti d’inciviltà, a dimostrazione di come la gente non abbia ancora la corretta percezione dei danni che l’abbandono selvaggio provoca all’ambiente e , di riflesso, alla salute di tutti.

Ci sono materiali, come la plastica, che impiegano centinaia di anni per decomporsi. Il vetro non è da meno. Non essendo biodegradabile, se viene abbandonato non ha più la possibilità di rientrare nel ciclo della vita o in quello industriale e rischia, pertanto, di giacere lì dove è stato abbandonato per 4000 anni: certo, sembra incredibile, ma questo è il tempo che impiega il vetro per decomporsi.
Quelli che, in apparenza, possono essere scambiati come gesti innocui, dettati dalla distrazione o dalla pigrizia sono, in realtà, veri e propri attentati alla natura: basti pensare che un semplice mozzicone di sigaretta impiega ben 2 anni per decomporsi e che 5 anni è il tempo che, invece, occorre a una gomma da masticare per dissolversi. Una lattina di alluminio (rifiuto che i ragazzi spesso abbandonano nei parchi o agli angoli delle strade, senza pensare alle conseguenze), impiega dai 10 ai 100 anni per decomporsi, sino ad arrivare ai 1000 anni che possono impiegare un piatto e una posata di plastica e, addirittura, ai 4000 anni di cui, invece, necessita un contenitore di polistirolo (di quelli, per intenderci, usati dalle gelaterie o dai fast-food).

Ciascuno di noi è chiamato a fornire il proprio contributo all’ambiente, modificando le proprie abitudini, effettuando una corretta e minuziosa separazione dei rifiuti e, soprattutto, prediligendo acquisti intelligenti e, dunque, prodotti con imballaggi snelli o, addirittura, prodotti alla spina, che comportino, cioè, la minor produzione possibile di rifiuti.
Lo smaltimento corretto della plastica permette non solo di ottenere nuovi prodotti, ma anche energia, calore ed elettricità.
Nelle fonderie, l’alluminio, la banda stagnata e l’acciaio vengono trasformati in elettrodomestici, rotaie e materiale per l’edilizia. Nelle vetrerie, il vetro raccolto viene macinato e fuso, per essere riutilizzato nella produzione di altri contenitori di vetro. Il materiale che si ottiene è perfettamente identico a quello prodotto ex novo e richiede- tra l’altro- temperature di fusione più basse, con conseguente risparmio di energia. E ancora, riciclare la carta e il cartone per produrre altra carta e altro cartone è un’operazione che permette di risparmiare moltissimo, sia in termini di alberi abbattuti, sia in termini di acqua e di elettricità. Per produrre infatti una tonnellata di carta partendo dalla cellulosa vergine occorrono 15 alberi, 440 mila litri di acqua (contro i 1800 che occorrono per produrre carta riciclata) e 7600 kWh di energia elettrica (contro i 2700 necessari per produrre carta riciclata).

Aemme Linea Ambiente sta predisponendo una campagna di sensibilizzazione a una corretta differenziazione, che coinvolgerà anche i bambini e i ragazzi delle scuole.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Settembre 2016
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