“Addio Giada, te ne sei andata troppo presto”

Una folla commossa ha seguito l'ultimo viaggia di Giada Molinaro, la ragazza uccisa sulle strisce in viale dei Mille. Presenti anche il sindaco Galimberti e l'assessore Civati

Funerali di Giada Molinaro

Un dolore incontenibile, spesso incontrollabile, ha riempito questo pomeriggio la basilica di San Vittore a Varese. Nella chiesa gremita e sul sagrato, moltissime persone hanno portato l’ultimo saluto a Giada Molinaro, la diciassettenne travolta sulle strisce in viale dei Mille.

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Nel corso della funzione, officiata dal Prevosto Monsignor Luigi Panghetti insieme al parroco di Biumo don Carlo Garavaglia, si è ricordata la resurrezione di Gesù, il segno che la morte si può sconfiggere e che Giada siede ora nella luce divina per illuminare il cammino dei propri genitori e di quanti le hanno voluto bene, dando un senso a tutto il dolore che si vive oggi.

Tantissimi giovani, docenti, personale scolastico hanno seguito con gli occhi ingolfati dalle lacrime le parole del parroco Carlo che ha voluto ringraziare i genitori di Giada ma anche i professori che ogni giorno affrontano i ragazzi per dare un senso al futuro che spesso sembra vuoto e spaventa: « Grazie a voi genitori che posavate il vostro sguardo su Giada e la incoraggiavate ad andare avanti, la sostenevate aiutandola a superare la paura del vuoto».

Seduti nei banchi a fianco all’altare anche il sindaco Davide Galimberti e l’assessore Andrea Civati. In piedi, accanto all’ingresso, anche il maggiore  dei carabinieri Geraldina Corona della compagnia di Varese.

A conclusione della cerimonia funebre due compagne di Giada hanno preso la parola mentre gli amici si radunavano attorno alla bara bianca: « Non è più la stessa cosa senza di te. Ci manca la tua risata contagiosa, la tua gioia di vivere. Eri una ragazza estroversa e amavi la vita. Te ne sei andata troppo presto».

I genitori, distrutti dalla perdita, hanno affidato a un parente il loro ultimo saluto:  « Ringraziamo Dio per averci fatto conoscere una ragazza come te, anche se avrebbe potuto permetterci di starti accanto un po’ di più. Sembra tutto un brutto scherzo: non vederti più, non sentire la tua voce. Tu eri solita dire: “Mamma non rompere sempre, lasciamo vivere” Perché tu amavi la vita. Eri una ragazza dolce, ci scrivevi bellissime lettere, anche se avevi la testa dura come una calabrese». Così i cugini arrivati dalla Calabria persi dietro a un dolore sordo: « Ci eravamo riuniti proprio l’estate scorsa, dopo tanti anni, perché tu lo avevi voluto. Ora siamo tutti qui, tutti insieme, ma tu te ne sei andata…».

L’ultimo a prendere la parola è Emilio Vanoni, presidente del comitato dei bambini di Chernobyl di Induno, che ha chiesto scusa a Giada per questo mondo così di corsa, che vive con l’ansia di arrivare: « A te, Giada, e a tutti i giovani morti sulle strade, chiediamo perdono per essere stati cattivi maestri perché abbiamo fatto della competitività e della velocità, valore a cui guardare».

Nessuno, però, va veloce fuori, sul sagrato. La bara bianca esce tra gli applausi: il distacco è carico di emozione. Poi il feretro viene caricato sulla macchina che chiude il portellone e si avvia verso il cimitero di Belforte. Lentamente. 

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Pubblicato il 19 Settembre 2016
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