Gestire il centro di accoglienza dei profughi? Il Comune ci ripensa

Il sindaco Antonelli non intende farlo direttamente ma sta contattando delle cooperative che potrebbero subentrare alla gestione di KB srl. Sui documenti: "Avrebbero diritto alla carta d'identità ma credono sia un passaporto"

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Il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli ci sta ripensando, la gestione diretta dei profughi del centro di accoglienza straordinaria di via dei Mille richiede uno sforzo anche economico che prevede l’anticipo di circa 100 mila euro prima che entri a regime oltre ad un impegno non indifferente nella gestione di un numero così alto di persone.

A frenare le intenzioni del primo cittadino ci potrebbero essere anche delle resistenze interne alla maggioranza con la Lega Nord poco incline a ritrovarsi la patata bollente della gestione diretta di un centro di accoglienza, soprattutto dopo la lettera inviata dal responsabile degli enti locali del Carroccio varesino che ha definito “un vero e proprio ricatto” la decisione della KB srl di lasciare la gestione di tutti i centri alle amministrazioni.

«Stiamo valutando la possibilità che sia, invece, una cooperativa a prendersi carico della gestione – ha detto Antonelli – l’esempio positivo di Casa Onesimo è quello a cui ci ispiriamo e con loro siamo andati anche a parlare nei giorni scorsi. Credo che dipende anche dai numeri di persone che si vogliono gestire». Un Cas da quasi 180 richiedenti asilo può consentire economie di scala nella gestione ma può creare problemi dal punto di vista sociale e della sicurezza.

Riguardo alle richieste dei rifugiati di via dei Mille, al centro delle proteste dei giorni scorsi, il sindaco bustocco non si sbilancia sul rilascio delle carte d’identità: «Da quello che ho capito loro ambiscono alla carta d’identità perchè pensano che abbia la stessa valenza di un passaporto – spiega – in realtà il problema più urgente al momento è far avere a tutti il documento che attesti la validità del permesso di soggiorno col quale possono anche cercare lavoro».

Quando arrivano al centro d’accoglienza, infatti, vengono muniti di una sorta di foglio che loro chiamano “piccolo” che funge da documento per il permesso di soggiorno ma spesso questo pezzo di carta non viene tenuto in considerazione dai datori di lavoro. Successivamente la Prefettura dovrebbe fornire un cosiddetto foglio “grande” che però viene rilasciato con una certa lentezza da Villa Recalcati a causa del numero troppo elevato di richieste a cui il personale fatica a a rispondere. Per legge avrebbero, comunque, diritto anche alla carta d’identità.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Settembre 2016
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