La Procura: “Nel pc di D’Arcais numerosi file pedopornografici”

Il Procuratore bustocco Fontana ha deciso di raccontare a che punto erano arrivate le indagini poche ore dopo la morte dell'ex-primario della pediatria legnanese che si è tolto la vita sabato, gettandosi dal sesto piano

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La tragica scomparsa dell’ex-primario di Pediatria dell’ospedale di Legnano Alberto Flores d’Arcais è stata un fulmine a ciel sereno per la Procura di Busto Arsizio che stava indagando su circa 18 casi di atti sessuali su minore nei confronti di alcune giovanissime pazienti del luminare milanese che si sarebbero verificati dal 2008 ad oggi all’interno della struttura ospedaliera legnanese. L’indagine era partita da una serie di denunce da parte dei genitori dei bambini al centro delle attenzioni del medico.

Il medico, infatti, ha deciso di farla finita gettandosi dal sesto piano del suo appartamento a Milano mettendo fine anche all’inchiesta della magistratura che – a questo punto- ha deciso di archiviare il fascicolo per morte del reo. Nella giornata di sabato, poche ore dopo la diffusione della notizia del suicidio del pediatra, era stato il Procuratore Capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana (nella foto a destra) a sentire il dovere di spiegare a che punto erano arrivate le indagini pur esprimendo il proprio cordoglio alla famiglia.

Era emerso, infatti, che sui supporti informatici trovati in casa del medico e posti sotto sequestro, erano state recuperate immagini e collegamenti a siti a carattere pedopornografico nonostante una parte dell’hard disk fosse stato formattato mentre un’altra parte è stata trovata nel cestino dello stesso pc.

Del fatto, ha spiegato il procuratore,  erano a conoscenza anche i difensori del professore che avevano anche provveduto a nominare un consulente di parte. Questa vicenda, unitamente al suo arresto, hanno probabilmente causato in Flores D’Arcais una forte depressione alla quale ha messo fine in maniera tragicamente plateale.

La decisione della Procura di rivelare il punto della situazione delle indagini puntava a far capire all’opinione pubblica che la vicenda che lo aveva coinvolto non era campata in aria ma che gli investigatori avevano trovato riscontri alla tesi accusatoria. I familiari di D’Arcais non l’hanno comunque presa bene e hanno puntato il dito: «Su di lui solo fango, anche dopo la morte. Quelle notizia dovevano rimanere segrete».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Settembre 2016
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