Sì a una riforma vera: meno costi, più fatti per le imprese

Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese, interviene nel dibattito sulle Camere di Commercio

confartigianato generiche

Rivoluzione in corso per la pubblica amministrazione, che si prepara a un restyling legislativo ancora da definire nei dettagli ma chiaro negli obiettivi: migliorare il rapporto con i cittadini, liberare le energie delle imprese e rimettere in ordine i conti. Tra gli enti oggetto di revisione figurano anche le Camere di Commercio.

Ed è su questo campo che Confartigianato Imprese Varese sceglie, attraverso le parole del presidente (e imprenditore) Davide Galli, di piantare qualche paletto. Affinché le buone intenzioni non si trasformino in occasioni sprecate: «La direzione è giusta, ma teniamo alta l’attenzione e ribadiamo che non bisogna aver paura di cambiare, contenere i costi, sperimentare formule innovative, ricercare una migliore efficienza, valutare nuove sinergie, crescere in agilità. Per raggiungere questi obiettivi, pensiamo si debba valutare positivamente anche la possibilità di aggregarci con gli enti camerali di altri territori».

Detto in altri termini: «No a compromessi o retromarce».

La partita, d’altronde, è tutt’altro che chiusa: il 25 agosto il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo di riforma delle Camere di Commercio. Il decreto ora dovrà passare all’esame di commissioni parlamentari, Consiglio di Stato e Conferenza Stato Regioni per i relativi pareri e, solo al termine dell’iter, tornerà in CdM per l’approvazione definitiva. Ecco perché Galli torna a far sentire la voce delle novemila imprese di Confartigianato: «È loro, e più in generale a tutto il sistema economico di questo territorio, che attraverso la riforma bisogna garantire sempre maggiore efficienza, velocità, concretezza e una riduzione di costi indispensabile per il rilancio della competitività e della produzione».

Per comprendere meglio il senso di una presa di posizione forte, occorre ricordare qual è la posta in gioco: il decreto riduce da 105 a 60 il numero delle Camere di Commercio italiane e taglia del 50% il diritto annuale a carico degli iscritti al Registro Imprese, oltre a diminuire del 30% il numero dei consiglieri e a introdurre la gratuità delle cariche. Sono inoltre previste una razionalizzazione del sistema attraverso l’accorpamento delle aziende speciali che svolgono compiti simili.

L’altro capitolo fondamentale per le imprese riguarda le funzioni attribuite alle Camere di Commercio destinate, nelle linee generali indicate dal legislatore, a diventare l’ultimo miglio di riferimento per le imprese, ma anche ad essere soggette a una delimitazione delle competenze, per evitare duplicazioni con altri enti pubblici e non solo.

Alle funzioni di carattere amministrativo e regolamentare più importanti (registro imprese, trasparenza e garanzia, fascicolo d’impresa, regolazione e tutela del mercato, sostegno alla competitività delle imprese e dei territori, informazione economica e realizzazione di infrastrutture negli ambiti di competenza) si aggiungono interventi mirati all’alternanza scuola-lavoro, alla valorizzazione e allo sviluppo del patrimonio culturale, alla promozione del turismo. Interventi da attuare in sinergia con altri enti e istituzioni territoriali e in base a precisi criteri di efficienza.

«Concordo con la linea scelta e con le funzioni istituzionali oltre che di riferimento amministrativo e tecnico delle Camere di Commercio, anche con l’obiettivo di valorizzare il ruolo del privato sul mercato» è la sintesi del presidente di Confartigianato Galli, che dice no a sovrapposizioni, sì alle sinergie e sì a una pubblica amministrazione più europea. «Il motivo è chiaro: una pubblica amministrazione lenta, incapace di intercettare la richiesta di cambiamento e dinamismo, opprimente nelle sue richieste burocratiche, e onerosa, è un’ipoteca sulla ripresa».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Settembre 2016
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