Ticino, gli elettori dicono sì anche ai controlli sui salari

I ticinesi hanno approvato ieri anche il controprogetto del Parlamento sulla concorrenza sleale. Guidicelli: "Sarà potenziata la vigilanza, con un ispettore ogni cinquemila lavoratori"

busta paga apertura

Prima i nostri, l’iniziativa dell’Udc approvata nella giornata di ieri dall’elettorato ticinese, è un chiaro messaggio politico al governo di Berna affinché intervenga per contrastare la pressione dei frontalieri sul mercato del lavoro del Cantone. Ma mentre l’attuazione del testo votato non potrà essere imminente, immediate sono le conseguenze del via libera ad un altro testo sottoposto all’esame dei cittadini.

Si tratta del controprogetto del parlamento ticinese contrapposto all’iniziativa del Movimento per il socialismo “Basta con il dumping salariale” che chiede in sostanza di potenziare i controlli sul mercato del lavoro per evitare episodi di concorrenza sleale sulle retribuzioni.

Un problema, quest’ultimo, fortemente sentito dai cittadini elvetici e che ha portato a un progressivo abbassamento del livello dei salari in molti settori. Un livello che per gli svizzeri non è accettabile in rapporto al costo della vita nella Confederazione ma che in molti casi lo è per i lavoratori italiani, moltiplicando le situazioni di disparità tra residenti e frontalieri e contribuendo ad alimentare quel malcontento e quella preoccupazione che i risultati delle urne in Ticino evidenziano da tempo.

In altre parole, una busta paga di tremila franchi potrebbe far felice un frontaliere ma non uno svizzero, che si troverebbe ad accettare uno stipendio al limite della povertà.

gianni_guidicelli«Il controprogetto approvato mira a potenziare i controlli sui contratti di lavoro per riuscire a isolare i casi di dumping – spiega Gianni Guidicelli, granconsigliere del Ppd che ha elaborato il testo votato ieri -. L’idea è quella di arrivare ad avere un ispettore ogni cinquemila lavoratori anche nei settori che non sono regolati da un contratto collettivo. Ma, a differenza dell’iniziativa principale che chiedeva di introdurre un nuovo organismo di controllo, il nostro progetto chiede di potenziare gli organismi che già esistono. Principalmente le attività di sorveglianza delle commissioni paritetiche. Vorremmo valorizzare il partenariato sociale e fare in modo che tutti lavorino nella stessa direzione».

Riuscire però a identificare gli episodi di concorrenza sleale non è semplice. «Oggi – prosegue Guidicelli – i fenomeni di dumping sono nascosti in contratti fittizi o a termine o dove le qualifiche e le mansioni reali non sono riconosciute. E lo spettro di questa problematica è sempre più ampio, riguarda tanto l’edilizia quanto l’artigianato e il terziario. Alla base di tutto c’è un progressivo abbassamento dei salari dovuto al fatto che i lavoratori italiani, avendo bisogno di occupazione, hanno accettato nel tempo salari sempre più bassi».

Difficile dire a quanto ammonta il costo del dumping per l’economia svizzera. L’entità del fenomeno non è facilmente quantificabile ma, aldilà dei casi concreti denunciati dalle autorità competenti, sono diversi i segnali che ne provano la diffusione. «Non c’è un livello standard sotto al quale uno stipendio è considerato troppo basso per un lavoratore svizzero, dipende dalla competenze e dai settori. Però, se guardiamo al Canton Ticino, possiamo notare che la commissione tripartita che controlla il livello dei salari sul mercato del lavoro ha rilevato l’abbassamento della media in diversi settori. Il Cantone è intervenuto quattordici volte per introdurre dei contratti normali, ossia degli standard dove si possono stabilire dei salari minimi, solitamente a partire da tremila franchi, che resta comunque una soglia bassa per un residente».

All’indomani del voto, il Canton Ticino dovrà attivarsi per mettere a disposione delle commissioni paritetiche tutto il necessario per professionalizzare gli ispettori e fornire nuovo personale per il controllo nelle situazioni che lo richiedono. Per rendere attuabile le disposizioni del controprogetto saranno stanziati diecimilioni di franchi, suddivisi in una spesa di due milioni di franchi e mezzo all’anno.

Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it

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Pubblicato il 26 Settembre 2016
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