Un dottorando dell’Insubria nell’equipe che ha scoperto la “stella bradipo”

Francesco Coti Zelati ha collaborato con la ricercatrice Nanda Rea, dell'università di Amsterdam, nell'individuare un astro la cui rotazione dura 6 ore e 40 minuti

francesco coti zelati

Gli Astrofisici italiani che l’hanno scoperta l’hanno ribattezzata “stella-bradipo” ed è già una celebrità nell’ambiente. Si tratta di una stella di neutroni con il più alto periodo di rotazione mai osservato: circa 6 ore e 40 minuti.

Questo lentissimo stella è stato osservato dalla ricercatrice Nanda Rea, Università di Amsterdam, insieme a Francesco Coti Zelati, dottorando dell’Università degli Studi dell’Insubria e associato INAF all’Osservatorio astronomico di Brera.

Lo studio dal titolo: “Magnetar-like activity from the central compact object in the SNR RCW103” http://arxiv.org/abs/1607.04107, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters, da oggi è anche al centro di un articolo sul sito della Nasa:http://chandra.si.edu/photo/2016/rcw103/index.html.

«La stella di neutroni si trova al centro di un resto di supernova noto come RCW103, nella costellazione del Regolo, a novemila anni luce da noi. Lo scorso 22 giugno la stella ha mostrato un breve ed intensissimo lampo nei raggi X, dalla durata di 10 millisecondi, e un aumento repentino della luminosità in X, che ha subito attirato la nostra attenzione – spiega Coti Zelati. Abbiamo quindi richiesto e ottenuto la possibilità di osservare questo oggetto con differenti telescopi per i raggi X, e il nostro studio ha rivelato come la periodicità di oltre sei ore con cui osservavamo la modulazione dell’emissione in X fosse necessariamente dovuta alla rotazione della stella. Una rotazione così lenta sarebbe dovuta al fatto che, dopo l’esplosione di supernova da cui la stella di neutroni si è originata, grandi quantità di materiale inizialmente espulso dal sistema si sono probabilmente riaccumulate intorno ad una stella di neutroni con un potentissimo campo magnetico, e l’hanno letteralmente quasi “arrestata” proprio a causa dell’interazione con il suo intenso campo magnetico».

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Pubblicato il 12 Settembre 2016
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