Un Nobel per la giustizia in nome di Enzo Tortora

L'idea è di Francesca Scopelliti presidente della Fondazione "Enzo Tortora". Il Consiglio regionale, su proposta del consigliere Luca Marsico, ha intitolato la Sala interviste di Palazzo Pirelli al celebre giornalista

Enzo Tortora

Un premio Nobel per la giustizia in nome di Enzo Tortora. È la proposta fatta da Francesca Scopelliti, compagna del celebre giornalista e conduttore televisivo, che 33 anni fa ( 17 giugno 1983)  venne incarcerato da innocente e con accuse infamanti, affiliazione alla camorra e spaccio di stupefacenti. I giudici di Napoli lo condannarono in primo grado e senza uno straccio di prova a 10 anni di reclusione.  Un obbrobrio giuridico che venne per fortuna annullato dalla Corte d’Appello che pronunciò l’assoluzione piena di Enzo Tortora in quanto totalmente estraneo ai fatti che gli venivano contestati. Il giornalista mori 5 anni dopo quell’arresto (18 maggio 1988) a causa di un tumore. «Una bomba al cobalto mi è scoppiata dentro» scrisse Tortora a Francesca Scopelliti, presagendo il tragico epilogo.

«Enzo era un uomo libero, di grande cultura e onesto intellettualmente, qualità che lo rendono un grande esempio – ha detto Francesca Scopelliti -. Ecco perché tra i progetti della Fondazione “Enzo Tortora“, che per volontà testamentaria di Enzo è affidata alla mia gestione e cura, c’è la realizzazione di un premio Nobel per la giustizia da assegnare ogni anno a chi si contraddistingue in questo campo, magistrati, avvocati, ma anche semplici cittadini. E poiché non abbiamo ottenuto il risarcimento per l’ingiusta detenzione subìta, ho pensato di finanziare il premio con il libro “Lettere a Francesca” i cui introiti andranno alla fondazione».

Nel libro “Lettere a Francesca” (Pacini Editore), che raccoglie il carteggio tra Tortora e la sua compagna durante i sette mesi di reclusione (dal giugno del 1983 al 17 gennaio 1984), non si ripercorre solo il dramma vissuto dal giornalista televisivo, ma si ricostruisce anche l’azione di sciacallaggio con tanto di nomi e cognomi dei giornalisti, grandi firme per grandi giornali, che fecero un pessimo esercizio di stile in sfregio alla deontologia professionale e all’indipendenza, appiattiti com’erano sulle tesi della procura di Napoli, imbevuta di menzogne da parte dei camorristi “pentiti” per convenienza.

Mercoledì 28 settembre il consiglio regionale della Lombardia, su proposta del consigliere di Forza Italia Luca Marsico (Forza Italia),  ha intitolato a Enzo Tortora la Sala interviste di Palazzo Pirelli e dedicato al noto giornalista televisivo un convegno dal titolo: “Tortora: l’uomo, il giornalista e l’imputato”
«Il processo Tortora – ha commentato Marsico, promotore dell’evento – è stato il primo processo mediatico nella storia d’Italia. E devo ammettere che ho scelto di studiare legge ed esercitare la professione di avvocato, proprio perché colpito dalle immagini urlate di quell’arresto mentre sostenevo gli esami di maturità. Una vicenda così carica di ingiustizia e dolore che si impresse nella mia mente. Spero che chiunque entri nella Sala interviste dedicata a Enzo, senta crescere dentro di sé un desiderio di giustizia. Infine, spero che la lanterna, simbolo di Genova città che diede i natali a Tortora, possa illuminare il cammino del legislatore soprattutto in materia dei diritti dei cittadini».

In attesa del Nobel per la giustizia, Giampietro Roncari, presidente dell’associazione culturale “Amici di Mario Berrino“, tra i patrocinatori del convegno di Palazzo Pirelli, ha annunciato che il 17 settembre 2017 conferirà il premio alla carriera e alla memoria a Enzo Tortora e un riconoscimento alla memoria di Renzo Villa, fondatore con Tortora di Antenna 3 Lombardia.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 29 Settembre 2016
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