Un po’ di Premio Gallarate al Premio Maxxi

La nuova edizione del prestigioso premio è stata presentata a Roma. Tra gli artisti invitati anche Riccardo Arena e Ludovica Carbotta

Arte - Mostre

Ha aperto le porte al pubblico giovedì 29 settembre a Roma il premio Maxxi 2016 che vede in mostra Riccardo Arena e Ludovica Carbotta, già protagonisti del Premio Gallarate nel 2012 e nell’ultima edizione del 2016.

Il premio MAXXI è un premio biennale attivo dal 2001, concepito per mettere in luce gli sviluppi della scena artistica contemporanea, concentrandosi sulla crescita e scoperta dei giovani e sulla conferma dei mid-career.

Oggi, il premio è all’ottava edizione, ospitata nella galleria 3 del museo e organizzata in due sezioni: la prima parte è dedicata ai quattro artisti finalisti, proposti da direttori AMACI e poi selezionati da una giuria tra cui Matteo Garrone; la seconda è una sorta di documentario delle sette edizioni precedenti.

I quattro finalisti sono stati presentati da Giulia Ferracci, curatrice del premio, che ha condotto in un viaggio alla scoperta della particolarità di questa edizione e delle quattro grandi installazioni esposte.

Il percorso inizia con il film Zeus Machine del collettivo Zapruder, il primo partecipante, selezionato da Gianfranco Maraniello direttore del Mart di Rovereto: ispirato alle dodici fatiche di Ercole, riflette sull’identità della società moderna attraverso la reinterpretazione del mito stesso. Il video è all’interno di un grosso cubo dorato, che ricorda un meteorite extraterrestre e fuori dal tempo, rendendo così l’opera una scultura-video che si impone come segno della misteriosa sacralità del dio supremo Zeus.

La mostra prosegue con La Luna In Folle, dove Adelita Husni-Bey propone una pedana mobile circolare divisa in tre set televisivi, ognuno dei quali abitato da tre compagnie di teatro locali che hanno scritto una sceneggiatura con l’artista durante un apposito workshop estivo, rielaborando noti programmi televisivi. Al centro del lavoro di Husni-Bey è l’analisi e la contro-rappresentazione delle ideologie dominanti, in questo caso il mondo della televisione come centralità dell’immaginario collettivo Italiano; per l’inaugurazione i tre set ospitano un dibattito politico, un talk show e reality show.

Nella seconda terrazza della galleria 3 è esposto un capitolo del progetto Monowe di Ludovica Carbotta, che sovrappone alla pianta del museo dei frammenti di una architettura immaginaria ispirata ai volumi della Caserma Montello, struttura una volta costruita dove oggi è il MAXXI.

Nel tipico stile di Ludovica Carbotta, (una sua opera è stata esposta a Gallarate per Urban mining/Rigenerazioni Urbane, XXV PREMIO GALLARATE e museo MAGA, Maggio 2016) le strutture immaginarie sono in legno rivestite di tessuto per imballaggi, e rievocano i tetti dei padiglioni del primo novecento creando, allo stesso tempo, una sorta di palcoscenico irreale e futuristico. L’unico abitante di questa micro città fantasma è un’attrice che, periodicamente, muove grandi maschere ispirate ai grandi del passato che sono poste all’interno di questo spazio e create per deteriorarsi col tempo, scomparendo senza lasciare traccia.

L’ultimo concorrente è Riccardo Arena, artista proposto per il premio dalla direttrice del museo MAGA Emma Zanella e la cui opera era stata protagonista anche alla XXIV edizione sempre del Premio Gallarate, Long Play, nel 2012. Il progetto Everlasting Sea, cui l’artista lavora da quattro anni, nasce dalla sua scoperta della filosofia del cosmismo in Russia, corrente nata alla fine del XIX secolo che teorizzava il dominio dell’uomo sulle forse naturali, ponendosi come obbiettivo la resurrezione e l’immortalità tramite la colonizzazione del cosmo.

È partendo da queste suggestioni, polo siderale per tutto il progetto, che Arena fonde la cartografia lunare a quella terrestre, evocando un atlante senza geografia nel quale si capovolgono distanze e paesaggi: è un compendio visivo fatto di tanti piccoli racconti, scatti cosmici con immagini alle pareti, un ascensore che porta alla luna o una scultura che riproduce il monumento dedicato ai cosmonauti russi in mezzo a un cratere di carbone.

È questo paesaggio semilunare che guida il pubblico in un tunnel storico alla scoperta delle edizioni precedenti e dei suoi vincitori, per poi concludere il percorso nella hall del MAXXI e invitare alla zona bar per un aperitivo.

Tra video mitologici, rilettura del mondo televisivo, sovrapposizione di architetture reali e non e archeologia spaziale, i quattro finalisti hanno creato ognuno un mondo artistico differente, realizzando degli ambienti immersivi e coinvolgenti tra loro agli opposti.

A novembre verrà scelto un vincitore, e la sua opera entrerà a far parte della collezione del MAXXI.

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Pubblicato il 30 Settembre 2016
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