Il rogo di Marisa al replay

L'incendio dell'auto della Maldera è stato inscenato nella cava, per capire se andò davvero come ha raccontato Piccolomo

Un rogo in una cava grigia e spettrale, con la polizia a sorvegliare la situazione, nel cementificio di Caravate. Una Volvo Polar bianca è stata incendiata durante un esperimento giudiziale, voluto dalla procuratrice Carmen Manfredda, che sta cercando di arrivare alla verità sulla morte di Marisa Maldera. La donna morì tra le fiamme della sua auto a Caravate il 20 febbraio del 2013.

Il marito Giuseppe Piccolomo disse di non essere riuscito a salvarla ed è per questo che i vigili del fuoco, insieme con i carabinieri, la polizia di stato, la polizia locale del Medio Verbano, hanno organizzato una replica del momento del delitto, rintracciando una vettura identica, piazzando una tanica di benzina nell’abitacolo e facendo bruciare l’auto. All’interno una scatola nera ha trasmesso immagini a un computer. La speranza è quella di capire innanzitutto se il racconto di Piccolomo sia credibile. E poi di verificare se quella vettura quando viene attaccata dalle fiamme davvero inneschi un blocco delle portiere. Il rogo è durato 30 minuti e tutto si è svolto come previsto.

Marisa maldera rogo

Nell’inchiesta su quanto accadde quella notte, la procuratrice Manfredda ha oggi una novità. La polizia ha rintracciato i parenti di un cameraman che poche ore dopo l’incidente riprese lo stato dei luoghi. Da quelle immagini si può capire se vi sia stato o meno un sinistro. Il contenuto delle immagini è top secret, tuttavia la procuratrice Manfredda ha un altro elemento. Sono state acquisite le chiamate di soccorso al 118 di quella notte e Piccolomo non compare mai tra le voci.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 25 Ottobre 2016
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