“Oggi abbiamo un triciclo contro una Ferrari”

Samuele Astuti, segretario provinciale del Pd spiega le ragioni del SI alla riforma anche per gli effetti a livello locale. "Meno burocrazia e più certezza delle funzioni per cambiare a favore dei cittadini"

samuele astuti

La ricerca della parola “referendum costituzionale” restituisce oltre otto milioni di pagine. L’attenzione intorno a questo tema la si scopre anche entrando in Wikipedia con centinaia di link continuamente aggiornati. I social network lo vedono spesso nei primi posti per volumi di traffico. Non c’è media che quotidianamente non ne parli.

Insomma la prossima scadenza del 4 dicembre sta entrando nelle vite di ogni italiano anche se spesso sempre più una corrida con sfidanti che devono aver la meglio sull’avversario al punto da voler “matare” il toro di turno.

Toni diversi con argomenti politici escono dall’intervista con Samuele Astuti, segretario provinciale del Pd e sostenitore della posizione del SI al referendum.

Cosa cambia a livello locale con la riforma della Costituzione?
«Molto, perché ci sarà uno snellimento di tante procedure e le norme saranno approvate più velocemente. Come sindaco ho chiaro che ogni volta che non riesco a dare risposte certe è un problema per i cittadini. Non a caso siamo proprio noi sindaci a impegnarci più a fondo per la riforma perché comprendiamo quanto sia importante il cambiamento che porterà. Per qualsiasi procedura ci rapporteremo con un solo ente. Oggi, per arrivare a una decisione, spesso, dobbiamo ricorrere a strumenti complessi quali la conferenza dei servizi con la presenza di una molteplicità di soggetti, e senza che nessuno abbia l’ultima parola. Una burocrazia estenuante. Dopo la riforma saranno chiare le competenze dei comuni, delle aree vaste e dello Stato».

Che ne sarà delle province?

«Se passa il SI possiamo finalmente arrivare alla piena implementazione della riforma con una nuova Provincia al servizio delle attività dei comuni. Edilizia scolastica, manutenzione delle strade e ambiente sono alcune delle aree su cui l’ente potrà intervenire. La vera sfida sarà individuare le aree omogenee dentro le aree vaste».

Che futuro istituzionale avrà il nostro territorio?

«Con la riforma sono le regioni a deciderlo. Maroni ha proposto di accorpare Varese con Como, ma c’è stato un forte coro contrario perché la nostra provincia potrebbe rimanere autonoma e formare intorno a questa un’area vasta. Mi auguro che il Presidente ci ripensi perché sono in molti a voler mantenere l’autonomia».

Come mai in questo periodo si assiste a tante polemiche sul referendum?

«Le ragioni sono diverse. All’inizio, noi forze di governo abbiamo fatto fatica ad entrare nel merito della riforma. Poi c’è un aspetto molto umano: cambiare costa fatica ogni tanto spaventa. Leggo con attenzione le ragioni del NO ma non riesco a comprendere le loro preoccupazioni».

Be’, c’è qualcuno che parla apertamente di pericoli per la democrazia…

«Ma no… La democrazia è si rappresentanza, ma anche capacità di prendere decisioni. La riforma tiene insieme questi due elementi garantendo la partecipazione e al tempo stesso migliorando la governabilità. Se la classe politica non riuscirà a dare concretezza alle parole che vengono spese, saremo destinati a fallire gli obiettivi di crescita sociale ed economica».

Dentro il Partito democratico c’è un forte dibattito, anche con toni duri. Com’è a Varese?

«Nella nostra provincia il dibattito è molto animato, interessante e tutto incentrato sui contenuti. Era da tempo che non vedevo così tanta voglia di partecipazione. Sono convinto che nei prossimi cinquanta giorni crescerà ancora la voglia di informarsi e questo si vede già dalle sale affollate di cittadini agli incontri del comitato provinciale del SI ben guidato da Giuseppe Adamoli».

Cosa succede se vince il NO?

«Purtroppo non succede niente, ma mancheremo un appuntamento con una possibile spinta al cambiamento del Paese. Il mondo viaggia a velocità diverse dalle nostre e questo richiede di poter prendere decisioni in fretta. Serve la riforma della Pubblica amministrazione e la politica italiana non può competere utilizzando un triciclo contro la Ferrari».

La scadenza sembra esser diventata “tutti contro Renzi”, ma è davvero così?

«Oggi è molti contro Renzi. Politicamente vedo troppe persone che non hanno né la voglia, né la saggezza di confrontarsi nel merito della riforma. Chi pensa che votando NO faccia male a Renzi, non si rende conto che in primis lo fa a se stesso. Questa riforma offre alla politica una occasione unica di riscattarsi dopo decenni di fallimenti. Abbiamo bisogno di cambiare faccia alla nostra Italia e stavolta possiamo farlo con la partecipazione di tutti»

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Ottobre 2016
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da blacksaladino

    Meno burocrazia, avremo un senato fatto da burocrati politicanti, una cerchia di persone che si eleggerà tra di loro, che godranno di privilegi inauditi e di immunità parlamentare. Sarà un organismo totalmente estraneo alla democrazia perché nessun cittadino potrà eleggerlo tranne i politici che voteranno tra loro. Sarai Astuti ma smettiamola di vendere illusioni.
    Sotto gli occhi di tutti c’è la riforma delle provincie, vi eleggete tra di voi e i comuni per spese superiori ai 40 mila euro devono dipendere dagli uffici provinciale dove politici non eletti dal gente controllano gli appalti, questa non è democrazia bensì il suo contrario

  2. Avatar
    Scritto da raphael_pallavicini

    Ma quelli del PD non erano quelli che “la costituzione italiana è la più bella del mondo”? Com’è che adesso va cambiata, e di corsa?????

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