Quattro passi sul Sentiero Salvatore Furia

sentiero Salvatore Furia

Il consueto appuntamento settimanale con le escursioni naturalistiche di Teresio Colombo

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Sul Sentiero Salvatore Furia 4 di 15

Il giorno 25/9 con mia moglie ci siamo recati a Masciago Primo, comune della Valcuvia, percorrendo la strada della Valganna fino al paese di Ganna dove ho deviato per Bedero Valcuvia e proseguendo verso Brinzio ho incontrato la deviazione per Masciago, in verità il percorso lo conoscevo fin dalla settimana precedente essendoci stato con la moglie ed avendo incontrato un gruppo di persone molto gentili che ci avevano fornito le indicazioni necessarie che sono principalmente 2, e precisamente: la prima è di posteggiare l’auto nel grande piazzale di fronte al cimitero e la seconda è raggiungere la via Garibaldi e percorrerla tutta, in fondo alla strada dopo il cartello di divieto di transito alle auto, sulla destra di una bella Cappellina in pietra (1,2) dedicata alla Madonna, sulla destra 2 sentieri uno in piamo l’altro in salita entrambi andrebbero bene, avendo il sentiero un andamento circolare ma noi scegliamo quello in salita.

Percorsi un centinaio di metri sulla nostra destra un prato, non lasciamoci ingannare dal verde che ci circonda in realtà ci troviamo sulla roccia ricoperta da uno strato di humus così sottile che in taluni punti lascia affiorare il sasso, e vediamo anche il grosso muro che apparentemente fa da contenitore al terreno, m che sembra più il basamento di una antica torre di avvistamento e di segnalazione assai numerose in epoca medioevale, noto la presenza di una Quercia cerro (Quercus cerris) (3) e mi accingo a fotografare una ghianda, ricordo che questo tipo di quercia era diffuso tanto che parecchie località della Lombardia hanno cerro come un elemento della loro denominazione; nel frattempo mia moglie ha visto nel prato alcuni esemplari di Veronica spigata (Veronica spicata) (4) la cosa mi ha fatto pensare poiché questo tipo di Veronica l’ho visto fino ad oggi ad altezze superiori e avevo già segnalato il ritrovamento di una presenza all’altezza di ca. 700 m. di Pian Val Dès mentre qui siamo a non più di 400; ritorniamo sul sentiero che procede con una pendenza notevolmente ridotta, sulla nostra sinistra vediamo un bel prato con alberi di mele, ancora acerbe, la dimensione degli alberi dà l’idea che non vengano potati da qualche anno. Il sentiero continua con pendenza molto limitata, con i muri a secco che sono stati costruiti per evitare che l’acqua eroda i terreni, lo scolo dell’acqua è garantito da apposite canalizzazioni, il tutto con una vegetazione abbastanza recente, ad un certo punto una deviazione del sentiero con l’indicazione della sorgente pietrificante, incuriositi la prendiamo, il sentiero risulta leggermente più impervio del precedente, anche più stretto, ma i Ciclamini delle Alpi (Cyclamen purpurescens) (5) che si vedono, immediatamente a fianco del sentiero sono proprio bellissimi, scelgo un mazzolino per fotografare, nella quantità accetto il suggerimento della moglie che mi indica quello con le migliori caratteristiche. La zona è un prato magro abbandonato da troppi anni ed arrischia un rimboschimento, in parte già iniziato, che altererebbe la realtà di un prato magro e umido che sarebbe una grossa rarità per la provincia. La segnaletica che non manca in tutto il sentiero, qui è rafforzata da indicazioni che hanno carattere precario, trattandosi di materiale cartaceo racchiuso in buste di plastica, bello il materiale con cui oltre ad alcune piante d’alto fusto si è voluta indicare la specie di vegetazione prevalente in quella zona come è il caso della zona ad erica (6). Mia moglie, che ha visto l’indicazione delle sorgenti a 100 m di distanza è in procinto di raggiungerle ed allora anch’io procedo rapidamente e la vedo ferma subito dopo il primo passaggio leggermente sollevato dal piano terra intenta a leggere la spiegazione di un fenomeno non raro nelle zone calcaree dove l’acqua scioglie il sasso che poi i riforma assorbendo il carbonio presente nell’aria, anch’io sono arrivato ed entrambi rimaniamo a gustarci lo spettacolo offertoci da questa minuscola cascata d’acqua e quindi faccio tutte le foto di cui ne allego 3 le prime 2 che cercano di riprodurre l’insieme della cascata (7,8) e la terza che evidenzia un particolare originato da questo microclima speciale e precisamente il Capelvenere comune (Adiantus capillus-veneris) (9). Dopo esserci goduto lo spettacolo ritorniamo sui nostri passi sino alla deviazione del sentiero ma fermandoci a fotografare quanto avevo già visto in precedenza e precisamente le foglie di un Acero campestre (Acer campestre) (10) i fiori maschili di un Nocciolo comune (Corylus avellana) (11) che si prepara a fare i frutti per il prossimo anno; il Rovo comune (Rubus ulmifolius) (12) che fa bella mostra dei suoi frutti in maturazione; il bellissimo Ginepro (Juneperus communis) (13) che ho cercato di fotografare con i frutti dell’anno scorso di colore bluastro e quelli di quest’anno di colore verde; i vicini frutti del Lilioasodelo minore (Anthericum ramosum) (!4); come sono già presenti le infiorescenze femminili del Ontano comune (Alnus glutinosa) (15). Raggiunto il bivio decidiamo di continuare lungo il sentiero che si muove lungo la linea dei prati ma sempre dentro nel bosco e da lì usciamo sul sentiero che porta alla linea Cadorna, noi lo si prende in direzione di Masciago, ma fatti pochi passi vediamo sulla sinistra aprirsi un prato, ben esposto al sole, il miraggio di goderci il sole in questo avvio d’autunno ci convince della opportunità di entrare nel prato dove peraltro l’erba è stata tagliata, un alto albero di Mele comuni (Malus domestica) (16) i cui rami più alti superano i 10 m di altezza sono indice di una mancata potatura negli ultimi anni mia moglie ritiene che siano piccole e per niente mature nel frattempo schiaccia inavvertitamente il guscio di una noce e vede un gheriglio più grosso del normale ne assaggia un pezzo e lo trova ottimo ne passa un pezzo anche a me che confermo la sua bontà intanto vado a sedermi su un rialzo del terreno mentre mia moglie si dà da fare nella raccolta di noci, ma poi mi raggiunge perché il fascino del sole in mezzo ad un prato è assolutamente irresistibile così trascorriamo una mezzora in pieno sole, poi ci apprestiamo a lasciare il sito, io chiedo solo di fotografare uno dei Noci comuni (Juglans regia) (17) così ritorniamo sulla strada con il bel fondo a “rizzata” e dopo poco siamo alla cappellina.
Nel ritornare dove abbiamo lasciata l’auto, mia moglie vede le indicazioni per la Chiesa, il Municipio, la Biblioteca e l’Ambulatorio e mi invita ad andare a vedere questo centro di un paese di ca. 300 abitanti con una storia che presumibilmente risale all’Impero romano, io dico che le mie forze sono al limite e che cercherò di arrivare all’auto senza alcuna deviazione, quando poco dopo ci rivedremo in auto mi racconterà quanto sia carino il centro storico di questo bel paese dove prevalgono le abitazioni per la maggior parte costruite in pietra viva ecc. ecc. tanto da farmi promettere che al più presto saremmo tornati per goderci questa realtà.
Per maggiori approfondimenti consiglio la lettura del fascicolo “Le sorgenti e la formazione del travertino nel Parco Regionale del Campo dei Fiori” non in commercio ma rintracciabile preso la sede del parco.

Teresio Colombo

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Ottobre 2016
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