Robot in azienda, i migliori amici degli operai

Li chiamano antropomorfi e collaborativi e lavorano accanto all'uomo in moltissimi settori. Al Faberlab di Confartigianato protagonisti i robot dell'ABB

Un robot antropomorfo, cioè verticale, che disegna e dipinge una piastrella di ceramica, è la migliore sintesi di cosa sia la fabbrica 4.0: la volontà e l’estro dell’uomo abbinati alla precisione della macchina. L’obiezione naturale che solleverebbe un artista, potrebbe essere la mancanza di errore che renderebbe quel pezzo unico. Per l’imprenditore, invece, il valore aggiunto si potrebbe racchiudere nella ripetitività e nella fedeltà del gesto seriale incluso nel prodotto “artistico” o, meglio, artigiano.

«Il robot è un prezioso alleato della produzione – spiega Michele Pedretti, manager della ABB multinazionale svedese leader mondiale del settore della robotica – è un infaticabile lavoratore, preciso, robusto, veloce, versatile, che dura nel tempo e facile da impiegare».

Pedretti, intervenuto al Faberlab di Tradate per presentare agli imprenditori di Confartigianato i protagonisti della quarta rivoluzione industriale, elenca una a una le buone ragioni per fare questo salto culturale: si aumenta la capacità produttiva, si riducono i costi, si migliora la qualità del processo, si aumenta la flessibilità produttiva, si riducono gli sprechi, si riducono gli spazi produttivi, si riducono i costi fissi e soprattutto si migliora la qualità lavorativa dei i dipendenti. «I robot industriali negli ultimi anni – continua il manager – si sono evoluti e sono diventati più semplici da gestire, più facili da programmare e più sicuri».

Faberlab
(nella foto, da sinistra Giulia Vismara e Michele Pedretti dell’ABB)

L’esempio è YuMi, l’ultimo nato della ABB, un robot antropomorfo collaborativo presentato, guarda caso, all’ultima fiera di Hannover in Germania da dove cinque anni fa partì la prima scintilla della nuova rivoluzione industriale. «YuMi ha un costo che si aggira intorno ai 50mila euro – puntualizza Pedretti – ed è stato pensato non solo per il Roi (ritorno sugli investimenti, ndr) delle aziende dell’Europa centrale».

Quella del manager ABB è tutto, tranne che una battuta. In effetti le applicazioni delle nuove generazioni di robot sembrano ritagliate per i settori che caratterizzano le piccole aziende dei distretti italiani: dall’automotive alle macchine utensili, dal food and beverage alla ceramica, dalla plastica- gomma all’elettronica, fino alla fonderia e alla forgiatura.

L’obiezione di fondo è: cosa resterà della classe operaia? Dopo aver perso il posto in paradiso, rischia di perdere anche il posto di lavoro? «In realtà – conclude Pedretti – i robot hanno rivitalizzato lavorazioni che non si facevano più, come, per fare un esempio, i calci dei fucili, che venivano realizzati manualmente da operaie».

Forse la vera rivoluzione è anche semantica e sta nella parola “collaborativo”. Robot ed esseri umani non più separati da gabbie e da perimetri di sicurezza, ma posti l’uno accanto all’altro “alleati” nella produzione. Il prossimo passo saranno i Ciborg in produzione? Se questo vi ricorda uno scenario da racconto di Asimov (“Io, robot”), non siamo poi così distanti.

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Pubblicato il 26 Ottobre 2016
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