130 incontri per il referendum, il comitato del Sì al rush finale

Decine di confronti, quattro ministri intervenuti in provincia, amministratori e rappresentanti della società civile in campo: il bilancio a pochi giorni dal voto

Comitato per il sì varese

Centotrenta incontri sul referendum costituzionale dei quali almeno un terzo sono stati confronti con altre posizioni. Almeno una ventina di personalità nazionali tra dirigenti ed esponenti di partito, studiosi della Costituzione ed esponenti della società civile. Amministratori come il sindaco Davide Galimberti e il presidente Gunnar Vincenzi. Quattro ministri intervenuti in provincia: Maria Elena Boschi, Andrea Orlando, Maurizio Martina, e Giuliano Poletti.

Il Comitato per il Sì tira le fila di una serratissima campagna referendaria che ha toccato ogni latidutine della provincia e che ha visto in campo personalità politiche ma anche nomi che travalicano l’alveo delle appartenenze partitiche.

«Da Michele Graglia all’ex ministro Giuseppe Zamberletti, passando da amministratori ed esponenti del territorio – ha spiegato il più attivo del comitato Giuseppe Adamoli -, questa campagna è stata straordinaria per le personalità che si sono impegnate e per la capacità che ha dimostrato di lavorare solo ed esclusivamente sui contenuti della riforma, senza uscire dal merito del provvedimento e mantenendo il confronto aperto con tutti».

Tanti i punti toccati in queste settimane ma tre in particolare quelli sui quali hanno voluto intervenire in questo appuntamento agli sgoccioli della campagna.

C’è l’appunto sul fatto che la riforma conferma e lascia immutati i principi fondamentali della costituzione e non modifica i poteri del Governo e le prerogative del Presidente della Repubblica: «questo è uno degli elementi che mi hanno spinto ad appoggiare questa riforma e non tutte quelle che l’hanno preceduta, ha spiegato l’ex ministro Giuseppe Zamberletti -. Considero le attuali prerogative del Presidente della Repubblica fondamentali per l’equilibrio dei poteri dello stato e non avevo apprezzato quando la precedente riforma tentò di modificarli».

E ancora l’elemento delle autonomie locali e della chiarezza tra le funzioni di Stato e regioni: «il nuovo Senato garantirà la rappresentanza di regioni e comuni assumendo il ruolo di rappresentanza degli interessi delle autonomie locali – spiega Adamoli -, inoltre, verranno chiarite finalmente le competenze tra Stato e regioni superando i numerosi conflitti che hanno minato le decisioni in questi anni».

Terzo elemento è il segnale politico che rappresenta la riforma, un segnalo che farebbe apparire l’Italia come un paese che si dimostra capace di cambiare e pronto a sostenere le imprese e ad accogliere investimenti: «Io faccio l’imprenditore – ha raccontato Michele Graglia -. Chi fa il mio mestiere tutti i giorni sa bene quanto cambiare sia è l’unica spinta per fare un miglioramento. Viaggiando per lavoro mi sono reso conto di quanto al di fuori del nostro paese la sensazione percepita è che l’Italia sia un paese ingessato. Noi imprenditori abbiamo bisogno di presentarci all’estero avendo alle spalle un paese che si dimostra stabile e capace di prendere decisioni e promuovere lo sviluppo».

«Gli imprenditori stranieri spesso non investono in Italia proprio perché non capiscono chi fa che cosa e in ogni regione cambiano le regole – ha chiosato Vincenzo Salvatore -. Così non si ha certezza dei propri investimenti».

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Novembre 2016
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