Caselli: “Senza regole vincono sempre i soliti”

Il magistrato ha partecipato a un incontro sul futuro e la legalità organizzato dal Gulliver

“Le regole ci aiutano a vivere meglio, a migliorare la qualità della vita e a recuperare diritti per la collettività”. Il magistrato Gian Carlo Caselli è arrivato questa mattina a Varese per partecipare all’incontro “Le regole come strumento per non cadere in trappola” organizzato dal Centro Gulliver al Teatro Santuccio. Caselli è stato accolto da don Michele Barban e intervistato da Maria Teresa Antognazza che ha ricordato il suo impegno nella lotta alla mafia e al terrorismo.

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Gian Carlo Caselli al Santuccio 4 di 11

Rispetto della legge, responsabilità, cultura della legalità sono i cardini al centro del messaggio dell’ex procuratore capo di Palermo. “Far rispettare le leggi -sottolinea Caselli – oggi significa lavorare per bloccare i comportamenti criminali e, pensiamo ai casi dei reati in materia economica, significa anche liberare delle risorse che vengono illegalmente sottratte ai cittadini. Risorse che permetterebbero di realizzare opere e interventi importanti, utili per vivere in modo migliore”.

Caselli ha citato l’articolo 3 della Costituzione è in particolare il capoverso che riguarda l’uguaglianza sostanziale, ossia l’impegno che la Repubblica deve attivare per rimuovere gli ostacoli che originano disuguaglianze tra i cittadini.

“La lotta alla mafia, all’evasione e alla corruzione sono i fronti che impegnano maggiormente la giustizia in Italia. Questi tipi di reato drenano centinaia di miliardi (oltre 300 miliardi) che devono essere intercettati e recuperati perché privano le imprese e le persone oneste di risorse importanti, di concorrenza leale e di correttezza”.

Caselli a Varese

Rispettare le regole non è per il magistrato solo una questione legata alla legge: “Molti giovani e non solo giovani, vivono male la presenza di limiti e imposizioni, è un ragionamento diffuso ma è sbagliato. Senza regole non c’è partita o la partita è truccata e a vincere sono sempre i solit. Bisogna lavorare sulla cultura del rispetto reciproco perché ne derivano vantaggi in termini di benessere e di uguaglianza e soprattutto un futuro migliore per i più giovani”.

 

Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it

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Pubblicato il 26 Novembre 2016
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