“È grave che la politica ignori la storia e la funzione del Circolo”

Le parole di commiato del professor Cherubino hanno innescato una riflessione amara di Pier Fausto Vedani anche alla luce della nuova opzione "privatistica" dell'ospedale varesino

Ingresso di via Lazio ospedale di Circolo

Dopo il tonante passo d’addio di Paolo Cherubino – ci sono state anche devastanti folgori nel suo saluto alla città e all’ospedale – si sbagliava chi pensava a un rallentamento dei lanci di novità in campo sanitario a Varese.

E’ accaduto infatti che si sia accentuata la caccia al posto letto e continui così il “barellamento” in Pronto Soccorso di ammalati seri in attesa di ricovero, ma per migliorare la situazione ecco spuntare il possibile sviluppo dell’attività professionale in forma privata da parte dei medici ovviamente utilizzando spazi e servizi del Circolo.

Nelle regioni progressiste questa attività “tra le mura”, definita ufficialmente con il termine latino intramoenia, è molto sviluppata e oggetto pure di singolari controlli.
Di recente su un quotidiano di Reggio Emilia due pagine sono state dedicate a questi medici con tanto di foto personale e importo delle somme percepite. Guida questa graduatoria un urologo di fama che guadagna più di mezzo milione all’anno, la chiude chi dirige l’ intera struttura sanitaria reggiana, una donna, con 101 mila euro .

Diciamo però che con questa apertura al “tra le mura” in linea di principio si è fatto un passo avanti, solo che il percorso varesino riguarda un ospedale sottodimensionato che non è più in grado di soddisfare la normale domanda di cure e salute che viene ogni giorno dal territorio.

Il professor Cherubino lo ha ricordato molto bene e per noi cronisti varesini che da anni denunciamo la pesantissima situazione dovuta a distonie della politica regionale, la valutazione dell’illustre medico è stata di grande conforto e ci spinge a continuare la lotta in difesa della nostra comunità.

Ci sarà sicuramente buon senso nella regolamentazione di questa attività privata che non aveva disturbato mai nessuno quando in ospedale le era stato dato uno spazio preciso e separato, cioè mai in conflitto con gli interessi sanitari di chi non aveva disponibilità finanziarie.

Cherubino ha tirato un paio di raffiche non da poco anche definendo ipertrofico il Pronto Soccorso e poco umani i varesini. C’è subito da dire che anche nello sterminato sapere scientifico ci sono correnti di pensiero che a volte divergono.Mi è capitato di sentire non molto tempo fa un altro Pavarotti del magnifico coro di tenori che per fortuna tengono banco al Circolo, che esprimeva un giudizio sostanzialmente positivo sulla diversa impostazione gestionale del PS.

Mi ha toccato invece il parere di Paolo Cherubino sulla nostra umanità anche perché seguendo da 53 anni la sanità pubblica, rappresentata dai nostri ospedali, ho constatato più volte e spesso ricordato il ruolo davvero gigantesco dei privati, di non pochi manager pubblici , di professionisti e anche di alcuni politici nella crescita di un polo ospedaliero ben guidato, affidabile e che ha risposto a tutte le esigenze della comunità accogliendo anche l’Università.

Certamente rientra per certi versi nell’esteso ambito del concetto di umanità anche la sensibilità che accompagna aspetti sociali e solidaristici dell’attenzione alla politica.

Una attenzione che non è mai stata purtroppo nelle corde bosine, sempre vibranti per il lavoro, e che nei momenti di crisi del territorio ha creato non pochi guasti, non ultimi quelli sottolineati da Paolo Cherubino con grande amarezza, quella che nasce da un grande amore tradito.

Non ho fatto divertire in tutti questi anni alcuni ambienti ospedalieri e universitari dove, rare volte per la verità è affiorato l’antico culto dell’infallibilità esteso a situazioni gestionali, non professionali. Credo di aver agito senza piegare gli avvenimenti a teorie o peggio a rapporti che non fossero nell’interesse dei miei concittadini.

Ma proprio nei giorni del saluto e del ringraziamento a grandi primari con angoscia ho constatato che faccio parte anche io della compagnia dei fallibili: mai infatti mi sono occupato della psichiatria gestita alla grande dal primario Vender che ha onorato la storica, stupenda tradizione varesina. Gli chiedo scusa per una dimenticanza incredibile, ma le battaglie per segnalare all’opinione pubblica la deriva, il ridimensionamento dell’ospedale – finiranno purtroppo per coinvolgere forse anche l’ateneo- sono state e sono un costante impegno sino a quando la politica regionale andrà per la sua strada, che porta a un vicolo cieco.

E’ grave, terribile che la politica ignori non tanto la storia in sé quanto la funzione svolta nel territorio dall’ospedale di Circolo che alle fine del primo decennio del 900 fu costruito con criteri di modernità e di utilità. Criteri che sono stati travolti e mai più rispettati in termini di attenzione alle comunità dal giulivo Formigoni e dalla sua schiera di presunti missionari della salute.

Chissà che non sia ancora in azione il loro gruppo di lavoro se è stato recuperato l’uso privato di una struttura già inadeguata per il servizio pubblico.

di
Pubblicato il 04 Novembre 2016
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