I migranti nigeriani e il convento sulla montagna

Esperienza monacale per alcuni ospiti della cooperativa Agrisol che nei giorni scorsi hanno completato un breve periodo coi Benedettini. Lavoro, passeggiate e una grande novità: le castagne

Avarie

Chissà cosa avranno da raccontare ai loro figli, questi sette richiedenti asilo nigeriani che hanno affrontato il mare e i pericoli per arrivare in Italia, sono stati accolti in una comunità monastica e hanno scoperto, oltre che l’italiano, anche un’altra novità: un frutto che si chiama castagna.

Tutto questo è successo alla Comunità Monastica S.S. Trinità di Dumenza qualche giorno fa, quando un breve periodo di soggiorno ha coinvolto sette ragazzi nigeriani.

Il convento, nel cuore della foresta alle pendici del Lema, ha risposto all’appello di Papa Francesco che il 6 settembre del 2015 chiese alle parrocchie italiane a compiere “un gesto concreto” in occasione dell’Anno Santo della misericordia, invitando le comunità religiose e i monasteri di tutta Europa ad accogliere i migranti.

E così è stato per questa comunità a mille e passa metri di altitudine che rimane avvolta dal silenzio per tutto il giorno.
Nel monastero i ragazzi sono stati alloggiati in una confortevole palazzina esterna. Hanno vissuto in completa autonomia: si preparavano i pasti e si occupavano delle pulizie; al mattino i ragazzi sono stati impegnati nella scuola di italiano, dove hanno insegnato una maestra e un giovane monaco, testimonianza dell’effettiva attenzione della comunità monastica.

“Sono gli studenti ideali, il sogno di ogni insegnante perché hanno tanta voglia di imparare e hanno perfettamente capito che conoscere la lingua del paese che li accoglie è uno dei fattori fondamentali per intraprendere e realizzare un percorso di integrazione culturale e sociale”, hanno potuto riferire quanti sono venuti in contatto coi ragazzi di questo gruppo.
Anche per i maestri, l’umanità che ha avvolto questa esperienza è stata speciale perché insegnare la lingua è stato solo il pretesto per incontrare veramente “l’altro” e il suo mondo.

Supportati dagli operatori di Agrisol e dai volontari, i ragazzi hanno fatto passeggiate nei boschi e mangiato per la prima volta le castagne, frutto a loro completamente sconosciuto.
I sette richiedenti asilo hanno anche volontariamente aiutato il Comune a tenere pulita la strada che porta al monastero: è stato un modo per rendersi utili, essere impegnati durante la giornata e ripagare la generosità con cui si sono sentiti accolti.

“Siamo convinti – hanno detto i Padri benedettini – che occorra più che mai, in questo nostro tempo, malgrado un diffuso atteggiamento contrario, essere disponibili a uscire dagli spazi – fisici, mentali e spirituali – in cui eravamo abituati ad accomodarci, perché solo così la vita nostra, delle nostre famiglie e comunità potrà ancora fiorire e crescere. È esattamente ciò che Papa Francesco non si stanca di chiedere con forza. Ciascuno lo farà secondo le sue possibilità concrete, i suoi mezzi e i doni specifici che può mettere a disposizione: disertare questo appello significherebbe perdere un’occasione privilegiata – forse unica – di conversione profonda e autentica della nostra vita umana e cristiana”.

di
Pubblicato il 11 Novembre 2016
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.