I professori che fecero il gran rifiuto al fascismo furono 18 e non 12

I professori che nel 1931 si rifiutarono di giurare fedeltà al “regime fascista” furono 18 e non 12. Di Mario Speroni

targa antifascisti insubria

Egr. direttore,

Vedo su Varesenews, del 27 ottobre,  che all’università degli studi dell’Insubria, nell’aula magna del collegio Cattaneo, è stata apposta una targa “in memoria dei dodici docenti universitari”, che nel 1931 rifiutarono di giurare fedeltà al “regime fascista”.

Non si tratta di una novità assoluta: già nel 2001, nella sede del rettorato dell’università di Torino, era stata inaugurata una lapide, intitolate “Grandezza e nobiltà di un rifiuto”, dedicata ai docenti di quell’ateneo che rifiutarono il giuramento di fedeltà al regime. Ciò era previsto dal regio decreto 28/8/1931 n.1227, contenente “Disposizioni sull’istruzione superiore”. Questo, all’art.18,  stabiliva, infatti, che i professori universitari dovessero prestare giuramento, non solo al re, ma anche alregime fascista” e che dovessero insegnare “col proposito di formare cittadini … devoti alla Patria e al Regime Fascista”. Il fatto è che i professori che non giurarono non furono soltanto i dodici indicati nella lapide insubrica, ma – come vedremo – ne sono stati trascurati altri sei, di cui due originari di Varese o della provincia.

Ciò aveva già segnalato al prof. Minazzi, con un mio scritto su La Prealpina del maggio 2012, ma evidentemente non ne ha tenuto conto. In effetti, se si confronta l’opera più completa – frutto di una ricerca trentennale – su “Il giuramento rifiutato”, com’è intitolato il libro di Helmut Goetz, uscito in Germania nel 1993 e pubblicato qui da La Nuova Italia, nel marzo del 2000, ai dodici dobbiamo aggiungere i nomi di Agostino Gemelli – rettore della Cattolica ed ordinario di psicologia, di Mario Rotondi – nato a Gorla Minore il 9/9/1900 – famoso civilista e commercialista, di Francesco Rovelli – nato a Varese il 10/1/1878 – sacerdote e professore di diritto pubblico all’università Cattolica. Di questo suo rifiuto mi parlava già il mio maestro nella professione, l’avv. Vittorio Marzoli, che fu suo allievo, sia all’università Cattolica di Milano, che in quella di Friborgo, in Svizzera, dove entrambi erano esuli, durante la guerra. A questi personaggi è da aggiungere Giovanni Soranzo, professore di storia medievale, sempre in Cattolica, pure menzionato dal Goetz.

È vero che i professori della Cattolica, non essendo questa una “regia università”, non erano obbligati al giuramento, che era solo vivamente consigliato, ma allora un consiglio era quasi un ordine. Il Gemelli fu sottoposto alla vigilanza della polizia politica e venne escluso dal Consiglio Superiore del Ministero dell’Educazione Nazionale.  Ed infatti, su 58 docenti, solo questi tre non giurarono. Anzi, il Rotondi – che era professore ordinario a Pavia ed in Cattolica aveva solo un incarico – si trasferì appositamente, con un procedimento lampo, favorito dal Gemelli, nell’università del Sacro Cuore. Un altro personaggio – che il Goetz cita nel suo libro, ma senza annoverarlo tra quelli che fecero il “gran rifiuto” – è Giuseppe Antonio Borgese. Questi era ordinario di estetica all’università degli studi di Milano, ma in missione negli USA. La sua decisione di non rientrare in Italia fu motivata proprio dal rifiuto di prestare giuramento, come risulta da due lettere scritte dagli Stati Uniti a Mussolini nel 1933, pubblicate, a Parigi, nel 1935 nei “Quaderni di Giustizia e Libertà”. Il suo rifiuto venne ufficializzato al rettore dell’università di Milano, con un’altra lettera, del 18/10/1934: “Prego la S.V. di voler prendere nota che io non ho prestato, né mi propongo di prestare, il giuramento fascista prescritto ai professori universitari”. Questo secondo le testimonianze  delle eredi, inviate a “La Repubblica” e da essa pubblicate il 22/4/2000.

Non citato dal Goetz e neppure da Giuseppe Boatti – il giornalista-scrittore che pure si è occupato dell’argomento, nel volume “Preferirei di no. Le storie dei dodici (sic!) professori che si opposero a Mussolini” (Einaudi, 2001) –  è Enrico Presutti, professore di diritto amministrativo e costituzionale a Napoli, eletto alla Costituente, malgrado la paralisi totale che l’aveva colpito, a riparazione delle persecuzioni partite dal fascismo. Quindi, in totale, i professori universitari che non prestarono giuramento sono – allo stato attuale delle ricerche – diciotto e non dodici, tra cui i due varesini Mario Rotondi e Francesco Rovelli.

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Pubblicato il 09 Novembre 2016
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